23
marzo

OCCHIO ALLA SPESA: L’ECONOMIA DOMESTICA DEL BOTTEGAIO DI PIETRO

Alessandro Di Pietro

Tripudio di banane, broccoli e carote finte da un lato, florilegio di triglie, sgombri e baccalà di plastica dall’altro, proprio sulla testa del pubblico che assiepa le due piccole tribunette. Uno zoom su una provoletta o su uno sfilatino della kitsch-scenografia e Occhio alla spesa può partire. Alessandro Di Pietro, nonostante alle spalle abbia studi e articoli scientifici approfonditi, in tv si crogiola a fare il re delle casalinghe con quell’essenza un po’ da pensionato sfaccendato che nessun droghiere vorrebbe avere come cliente troppo affezionato. Quei classici personaggi che aspettano la terza età per imparare a cucinare e fare la spesa, sollecitati dalle mogli che preferiscono mandarli a fare le compere che averli per casa.

Con quel sapore dell’economia domestica insegnata nelle scuole insieme alla bella scrittura nel tempo che fu il programma parla ai telespettatori con molta semplicità, sfruttando al massimo il potere liturgico della televisione. Tre segmenti fissi di trasmissione: il prodotto, la notizia, la scienza a casa. Un alimento di cui si traccia storia e geografia sia esso carne, pesce, frutta, insaccato, con l’aiuto di filmati ed esperti, insieme a tanti piccoli consigli per risparmiare nella gestione della casa, nella cura della malattia, nella risoluzione dei problemi spiccioli. I vecchi almanacchi della nonna portati ad argomento televisivo. Tra sapere popolare e biologia, tra omeopatia e medicina, tra attualità  e scienze pratiche: ecco la ricetta delle reazioni chimiche di Di Pietro con il pubblico.

Con i fidi collaboratori sguinzagliati in tutti i mercati delle principali piazze italiane Di Pietro cerca a suo modo di darci un’idea sul costo della vita, con tutta la serie di interrogativi economico-esistenziali che ne derivano: perché le zucchine a Bologna costano meno che a Roma? L’apprezzabile fenomenologia del rapporto domanda-offerta non si sa però fino a che punto abbia i criteri della matematica: se già da una bancarella all’altra dello stesso mercato i prezzi oscillano in maniera vertiginosa il borsino della spesa catodica quali criteri userà mai per fare i proclami sulla convenienza?

Con i tempi che corrono tirare su una media onorevolissima del 20% con quattro scaffali e un po’ di frutta finta non è robetta da poco. Evidentemente Di Pietro è riuscito a far affezionare al suo mercatino alimentare tutta quella fascia di casalinghe e pensionati che si sentono continuamente derubati, tra nuove tasse e tributi, tra percentuali di vari enti statistici comunitari difficilmente pronunciabili. Quello che il target di Raiuno e in particolare di Occhio alla spesa sa è che l’inflazione erode il potere d’acquisto, che le filiere sono quantomeno oscure nei loro passaggi. Di Pietro, un cognome una garanzia, questo lo sa e si erge a portavoce del popolo, della piazza calda. Il volto dei consumatori e dei pensionati, questa la sua mira. Su quanto poi ci riesca con il suo abcedario è un altro discorso.

Nella mattinata Rai con i suoi cinquanta minuti di trasmissione Occhio alla spesa traghetta il pubblico da Verdetto Finale a La prova del cuoco svolgendo a pennello questa vita intermedia tra tribunale e cucina. Se come recita un antico detto gli italiani sono il popolo delle tre effe: festa, forca e forchetta Di Pietro tenta un po’ di fare il capopolo della rivolta del pane, tra l’istinto della panza e quello delle grida allo scandalo.

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