“Buonasera, io ho paura. Mi vergongno un pò di dirlo. Non dovrei dirlo, ma ho paura. Tutti hanno paura. Ma non tutti hanno paura nello stesso modo“. Giuliano Ferrara ha aperto così la prima puntata del suo spazio d’approfondimento quotidiano, seduto dietro a una scrivania girevole che ricorda quella che lui stesso utilizzò negli anni ‘90 in un programma sulle reti Fininvest. Un inizio in medias res, privo di convenevoli e diretto al tema della serata. Il giornalista ha poi mostrato un filmato della tv giapponese, soffermandosi sul timbro di voce pacato e ”musicale” con cui l’anchorwoman nipponica commentava la tragedia dello tsunami. “Gli orientali hanno paura in modo più calmo, riflessivo (…) riescono a trovare quella calma, quella pace della ragione e del cuore che è così difficile trovare da noi” ha detto.
L’Elefantino si fa filosofo e spiega che i giapponesi, nonostante vivano in una società civilizzata, “riescono a riafferrare da qualche parte un senso della realtà così diverso dal nostro“. Sono messi in ginocchio da un’apocalisse, ma dimostrano comunque estrema dignità umana e compostezza. ”Anche noi dovremo avere la stessa calma per il futuro nostro, dei nostri figli e dei nostri nipoti, quando discuteremo del nucleare” sostiene Ferrara, riportando così l’attenzione su un tema caldo di dibattito. Una riflessione di buon senso, col richiamo a giudicare l’eventuale produzione di energia atomica in Italia non sulla scia emotiva di eventi catastrofici come quello che ha colpito il Giappone ma piuttosto concentrando l’attenzione sulla risolvibilità dei problemi intorno al nucleare, sorti con il terremoto degli ultimi giorni. Perchè se anche in situazioni estreme come questa si dovesse far fronte alle emergenze, non ci sarebbe davvero di che preoccuparsi. In caso contrario, invece, una riflessione in più sarebbe opportuna.
“Dobbiamo controllare la nostra paura, senza negarla, ma mettendola al guinzaglio” barrisce pacato l’Elefantino, e conclude citando: “Better safe than sorry. Meglio pensarci adesso, fare attenzione adesso che compiangersi domani“. Buonasera e a domani. La prima puntata di Qui Radio Londra parla di terremoto ma non emana scosse, sceglie un approccio garbato e per questo apprezzabile. In uno studio arredato in modo essenziale e suggestivo, Ferrara torna ad offrire la sua interessante lettura dei fatti. Gli bastano cinque minuti per lanciare la provocazione, riservando alla forza della parola gli unici effetti speciali del suo programma.
Ovviamente ogni giudizio definitivo sulla trasmissione è sospeso, visto che ieri sera il giornalista non ha nominato Berlusconi nè fatto riferimento a quelle vicende d’attualità politica che danno fuoco alle polveri. Niente magistrati inquisitori, niente golpe moralistici, bunga bunga o riforme costituzionali. Di quelli Ferrara potrà iniziare a parlare da stasera. E forse Radio Londra inizierà a trasmettere anche musica pesante.
1. aaabbb ha scritto:
15 marzo 2011 alle 15:12