Amici scrive il suo penultimo atto, e mai come quest’anno si arriva alla finale con il retrogusto dell’insoddisfazione. Fino alla soglia di lunghezza tollerabile la trasmissione è risultata più piacevole e varia. Ma appena la mannaia dei tempi biblici si è abbattuta sulle teste dei ragazzi l’effetto è stato nuovamente di irrisolvibile stanchezza e di mancanza di pathos. Un film con un finale già visto.
Finale a cinque- Discutibile la scelta di scremare così poco i ragazzi. Praticamente dopo una forsennata corsa all’eliminazione durante le prime serate che ha privato il programma di bei personaggi come quello di Diana si va in finale con Virginio, Annalisa, Denny, Vito e Giulia: praticamente tutti tranne Francesca, la concorrente meno meritevole del traguardo, che a giudizio dei più avrebbe dovuto lasciare la scuola già da un bel pò di tempo. Una finale a quattro forse sarebbe stata più snella ed equilibrata. Prepariamoci dunque ad un’altra lunga notte per la prossima settimana.
Belen superstar- la ventata di freschezza più grande si chiama Belen Rodriguez. Più passa il tempo e più la bella argentina mette a tacere i detrattori. La signora Corona sgambetta benissimo sul palcoscenico e canta con una naturalezza quasi innata mangiandosi praticamente a livello di magnetismo i ragazzi, che si riducono a povere comparse al cospetto di una star al top della sua popolarità. Oltre che ad essere versatile, Belen piace perché non dice frasi di circostanza, è solare e misurata, sa farsi volere bene con umiltà, riesce a conquistare la diffidente Castigatrice scendendo con grande eleganza dai tacchi. Se l’anno scorso Maria aveva dovuto scomodare Craig David, Antonello Venditti, Massimo Ranieri, Eleonora Abbagnato e Pino Daniele per la semifinale, quest’anno si risparmia portando la soubrette del momento che riesce a fare tutto con buona padronanza.
C’è posta per loro- Era da tempo che Maria aveva perso la tecnica della fiaba in stile C’è posta per te per raccontare un po’ meglio i suoi amici. Positivo il ritorno allo stile che fu dei primi serali, in quegli anni in cui i figli degli operai volteggiavano in prima serata in un meccanismo bello e spontaneo tra una casetta in studio e una lacrima per una lettera scritta dalla redazione per la mamma. Nonostante le condivisibili riserve di chi non condivide questa strategia del sentimentalismo, è sembrata una manna dal cielo venuta a scongiurare il pericolo di un’ennesima lunga guerra di rvm su assurde guerriglie incrociate. Meglio una lacrima sincera che una collezione di sguaiatezze forzate degne dei mostri settimanali di Ricci.
Lezioni di danza De Agostini- si continua a puntare fortemente su qualche sproloquiaccio della Maionchi per portare a casa le serate con più ritmo. Questa storia della danza per il popolino legittima un florilegio di equivoci verbali tipico di altri programmi di intrattenimento. Evidentemente l’amica del popolo Maria con la sua idea di televisione efficace ed essenziale valuta come fondamentale questo intrattenimento spicciolo. La Maionchi, che già nel suo talent brillava di personalità solo quando inveiva istintivamente contro qualcuno, però sta attenta a non cadere eccessivamente nelle tentazioni e centellina le sue parolacce. Ha capito che forse non le conviene così troppo assomigliare a Platinette in tutto e per tutto.
E quell’occhio sempre lì…: cambiano le forme ma l’occhiolino non si sposta. Stavolta è attraverso una candid-imboscata che Maria ci fa sentire i cattivi pensieri delle Babbion-girls alla vista dei ballerini provocatoriamente ignudi al loro cospetto. Il video è simpatico e documenta una legittima tempesta di passione per il caffelatte di Josè, ma il problema è che per mettere più carne maschile nuda possibile, utile alla gag, ieri sera metà delle prove ha adombrato proprio i concorrenti; dinanzi a balletti così ritagliati sulla possenza delle linee e dei corpi sembravano veramente dei bambini di Io Canto promossi per sbaglio ad Amici.
C’era una volta la sfida- il serale con meno trasporto emotivo ci consegna una finale che non ha completamente nulla a che spartire con la reale competizione forsennata della passata stagione quando tutti arrivavano lì con una concreta possibilità di trionfo. Il titolo separato per categorie ha inciso parecchio sulla suspence e in più il canto, eccetto Annalisa, non ha saputo esprimere un livello che ormai ci si attende da una macchina così rodata e da un mercato così competitivo e saturo. Il pongoregolamento, mai come quest’anno elastico, non fa altro che rafforzare la sensazione che anche da parte degli autori ci sia la consapevolezza di un necessario ripensamento prima di una nuova edizione.
1. _emy ha scritto:
28 febbraio 2011 alle 12:04