10 a Roberto Vecchioni. Il rischio quando un grande cantautore torna in maniera così prepotente su un palcoscenico è che vada a “macchiare” la propria carriera con una performance che non renda giustizia al suo repertorio. Pericolo scampato però: il professore ha vinto e ha convinto conquistando pubblico e critica, cosa peraltro mai successa negli ultimi anni sul palco dell’Ariston. Luci a Sanremo.
9 a Roberto Benigni. Lo premettiamo, l’intervento è stato lungo troppo lungo e la storia si impara a scuola e non a Sanremo. Ma non possiamo esimerci dal rendere onore a l’unica persona in Italia capace di catalizzare l’attenzione per più di 30 minuti anche quando gli argomenti sono tutt’altro che comici. Da Oscar.
8 a Emma e i Modà. Non riesce il tris di vittorie consecutive a Sanremo di un amico di Maria. Il paradosso è che questa volta la canzone era davvero meritevole (ma non quanto quella di Vecchioni) e che probabilmente sarà quella che venderà più di tutte. Arriverà il successo.
7 a Luca e Paolo. L’impresa non era facile ma i due comici genovesi, tra memorabili canzoni e battute al vetriolo, ce l’hanno fatta. Ciò nondimeno va sottolineato che se da disturbatori sono stati perfetti come intrattenitori lo sono stati meno. Ah se Mediaset li facesse crescere…
6 a Elisabetta Canalis e Belen Rodriguez. Non si può dire che le due “co-conduttici” del Festival non abbiano mostrato personalità o tentato di superare i rigidi “vincoli di parola” imposti dal copione. Ma risultare migliori delle vallette mute del passato non basta per definire il loro lavoro ben fatto. Da entrambe ci si aspettava qualcosa di più. Un’occasione sprecata soprattutto per la Canalis.
5 alla conduzione di Gianni Morandi. Se dovessimo valutare l’operato da capitano o la sua disponibilità, l’eterno ragazzo meriterebbe la lode; per quanto concerne, invece, la sua conduzione siamo costretti a sottolinearne l’inadeguatezza. Il buon Gianni, infatti, ha un ritmo lento e non riesce a padroneggiare la scena. Per non parlare della mancanza di capacità nel gestire tempi morti e imprevisti, qualità che, per la verità, è mancata a tutta la squadra. Ecco a “cosa servono” Antonella Clerici e Paolo Bonolis.
4 alla Serata dell’Unità d’Italia. L’idea di celebrare l’anniversario dell’Unità d’Italia con una serata commemorativa poteva essere valida. Peccato che la trovata di dare ai big delle canzoni – che hanno fatto la storia del Belpaese – da reinterpretare si sia rivelata fallimentare. Le esecuzioni, con l’eccezione di poche, sono risultate storpiate.
3 a Giusy Ferreri. La partecipazione al Festival dell’ex rivelazione di XFactor doveva segnare una sorta di rilancio per la cantante dopo un periodo di magra. E invece tra look azzardati, un pezzo discreto e una pessima interpretazione de Il Cielo in Una stanza, la Ferreri è rimasta nell’anonimato o quasi.
2 agli ospiti del Festival. Il problema dell’utilizzazione delle guest star è una storia vecchia come la kermesse, ma quest’anno se è possibile si riesce a fare ancora peggio. Dal trionfo di luoghi comuni emerso nell’intervista a Andy Garcia, alla Canalis in versione Olga Fernando con De Niro, al Morandi ingrifato con la Bellucci, le ospitate della sessantunesima edizione della rassegna canora sono tutte da dimenticare.
1 ai servizi per i giornalisti. I tanti accreditati della Sala Stampa del Palafiori, già costretti a fare i conti con strutture alberghiere fatiscenti o quasi (ah quanto aveva ragione Baudo), si ritrovano c0n una connessione wireless debolissima in una ‘disgraziata’ sala stampa. Al roof dell’Ariston (sala stampa principale), invece, la connessione senza fili è a a pagamento.
0 ad un altro anno senza Dopofestival. Possibile che il lato più divertente e meno istituzionale di Sanremo sia stato archiviato così sotto silenzio? Che desolazione.
1. Gowapper ha scritto:
20 febbraio 2011 alle 20:04