Nello zapping postnatalizio, spesso fatto di voli pindarici tra programmi patchwork, fa sempre piacere imbattersi in qualche piccola e sagace osservazione di Antonello Piroso, uno dei conduttori meno banali e retorici che il piccolo schermo propone, anticonvenzionale già dal suo tatuaggio in bella mostra sotto il polsino non troppo inamidato.
Nel meglio del peggio di Niente di personale andato in onda nella serata di Santo Stefano è stata riproposta la lunga intervista a Bruno Vespa, chiacchierata particolarmente interessante per una serie di spunti, purtroppo sfuggiti alle cronache sulla televisione, sulla questione della politica in tv. Il sagace Piroso porta a giudizio la tv di molti suoi colleghi celebri dimostrando l’infinita ripetitività del dibattito politico nei salotti dell’approfondimento. E per non rimanere vacuo, per non passare da snob del terzo polo televisivo, dimostra con un montaggio ben calibrato come la dialettica e la retorica sia affidata a pochi politicanti di professione sguinzagliati tra le reti a battibeccare in scena con uno dei soliti avversari in una delle solite platee.
Ballazero, questo il titolo perfettamente icastico del video, prende come cavia le ospitate di Italo Bocchino nei due più celebri talk di opposizione e con il montaggio parallelo dimostra puntualmente come in tutte le trasmissioni, a distanza magari di un giorno o due, si ripropongano sempre medesime risposte, evidentemente dovute a medesime domande, con l’inevitabile conseguenza che anche l’effetto finale sia il medesimo: confusione, polveroni spettacolari, nessun problem solving, irritazione e sciovinismo fazioso verso la parte politica che rappresenta maggiormente il singolo teleutente. E quello di Bocchino è solo un esempio- ci tiene a precisare il padrone di casa, mentre Vespa cerca di minimizzare l’appiattimento della sua trasmissione a quella dei colleghi Paragone, Santoro, Floris.
Compagnia di giro in tournéé, proprio come nella Commedia dell’Arte: il canovaccio è la linea più o meno stabilita dal partito e dai suoi responsabili di comunicazione, può esserci solo qualche piccola variabile impazzita data dall’ospite esterno di turno le cui battute ancora non sono state codificate nell’agone di scena. Sentenza molto diretta, contro la quale ben poco si può prospettare di innovativo. E’ difficile capire se questa rappresentazione sia la causa o la conseguenza del cambiamento del soggetto politico in sè o se in fondo anche il talk show politico abbia assunto quelle caratteristiche di fidelizzazione tranquillizzante al marchio, tipica in precedenza dei programmi di intrattenimento.
Di seguito il video dell’intervista a Bruno Vespa: