Non è la storia della piccola Sarah. Ma passano i giorni e sembra già di vivere un bruttissimo déjà vu. La scomparsa di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra svanita nel nulla da ormai dieci giorni, è ancora avvolta nel mistero e mentre continuano le sue ricerche nella fredda Bergamasca il pensiero di molti torna ad un altro incubo cominciato nello stesso modo. Era il 26 agosto scorso e ad Avetrana si perdevano le tracce di Sarah Scazzi, rinvenuta morta e sfregiata dopo 42 giorni. Una vicenda tragica la sua, finita nel più orribile dei modi e seguita con spasmodico interesse dalla televisione che senza pudore l’ha trasformata in un macabro reality. Oggi la cronaca ci racconta di Yara, e i riflettori del circo mediatico si accendono su di lei, sull’apprensione e il dolore di chi spera di trovarla.
Dov’è finita Yara? Chi l’ha portata via? La tv verità si è subito interessata a questa storia, le ha offerto le sue telecamere e i suoi microfoni invadenti per darle spazio e raccontarla in presa diretta. Così le stesse trasmissioni che hanno seguito ora dopo ora la vicenda di Sarah Scazzi hanno ‘alzato il sipario’ su quella ragazzina di Brembate di Sopra che “ama la danza e gioca ancora con le bambole“. Via con i dibattiti in studio, i collegamenti, le ipotesi, gli aggiornamenti dei programmi pomeridiani, dalla Vita in diretta a Pomeriggio Cinque. Nei palinsesti serali Chi l’ha visto? e Quarto Grado non potevano certo trascurare la vicenda, per vocazione. La trasmissione di Salvo Sottile ha pensato anche a una puntata con le storie di Yara e Sarah, assieme. A Porta a Porta, invece, gli ultimi sviluppi investigativi dopo la scarcerazione del marocchino accusato di sequestro di persona e omicidio.
Stavolta nel salotto di Bruno Vespa non si è visto nessun plastico da sezionare, ma sono rimaste le interpretazioni dello psicologo Paolo Crepet, impegnato a tracciare il profilo del “mostro” che avrebbe ingannato la “fragile” Yara, per portarla con sè. Supposizioni, parole. Intanto a Brembate Sotto cerca e le speranze di trovare la ragazza viva si affievoliscono col passare dei giorni. Dopo l’orrore di Avetrana il pubblico segue la vicenda con il fiato sospeso: il piccolo schermo questo lo sa bene. Yara come Sarah? Il desiderio è che non sia così ma sembra quasi che certa tv (la solita) cerchi di cavalcare la tensione, sfruttando intenzionalmente quella paura di un triste déjà vu. Non è così che si rispetta la dignità di un dolore.
Sulla scomparsa di Yara cresce l’attesa e l’attenzione della tv diventa spasmodica, eccessiva. Bisogna prenderne atto: nel bene e nel male il caso Scazzi ha fatto strada. Avremmo dato la stessa importanza alla piccola danzatrice di Brembate senza il doloroso precedente di Avetrana? Forse no, senza Sarah una vicenda come questa sarebbe passata in secondo piano, relegata alla croncaca dei notiziari. Senza il garage degli orrori di zio Michele Misseri il piccolo schermo non avrebbe spettacolarizzato pure questo ultimo caso, non lo avrebbe usato come pretesto per esaudire ancora e addomesticare il voyeurismo dei teleguardoni.
La sofferenza altrui viene violata, si rimesta in essa senza pudore, la si trascina sotto i riflettori strizzando l’occhio agli ascolti. La storia di Sarah ci ha mostrato quanto la tv verità sappia essere spietata e lo faccia anche perfidamente, con la lacrimuccia e il volto contrito. Per questo, oggi, i genitori di Yara Gambirasio rifuggono le telecamere e tutelano con dignità il loro dolore, nel silenzio. ”Da quando non c’è più nostra figlia non seguiamo più i telegiornali, non guardiamo i programmi” dicono. Perchè fa troppo male accendere la tv.
1. Euforione ha scritto:
9 dicembre 2010 alle 11:57