Sono contento degli ascolti di Vieni Via con Me. Il programma di Fazio e Saviano è un piccolo Grande Fratello 10 anni dopo: come il papà di tutti i reality è stato il capostipite della real-tv che ha fatto capolino nel 2000 ed imperversa tuttora sul piccolo schermo nostrano, la premiata coppia di via Mecenate ha avuto il merito, un decennio più tardi, di aver dato prova che un’altra televisione è possibile.
Uno show di rottura che potrebbe segnare l’inizio dell’era post-reality della televisione nostrana. E non è il caso di dire per fortuna o purtroppo. In una tv di transizione come quella degli ultimissimi anni era ovvio che prima o poi esplodesse un nuovo fenomeno che avrebbe rappresentato una nuova via di Damasco per l’italica televisione. Proprio come 10 anni fa, quando -con ogni probabilità- il pubblico non vedeva l’ora di guardare ciò di cui adesso non ne può più. Che poi in Italia non si conoscano mezze misure e la moltiplicazione di programmi simili è più prolifica di quella dei pesci è decisamente un’altra storia.
Poco importa che il programma sia schierato o meno. Vieni via con Me ha avuto un merito: riuscire a far riflettere, sia che si fosse d’accordo con quanto detto, sia in caso contrario. E nel bene o nel male, un prodotto televisivo deve far questo. Quando alla cassa del supermercato senti favellare insistentemente del nuovo show di Raitre, il gioco è fatto.Forse e’ stata una parte di quei dieci milioni di telespettatori ad aver “rovinato la festa”. Perchè se è vero che si avverte bisogno di aria nuova e, persino, di “controcorrenti”, è allo stesso tempo vero che non si può prendere per oro colato tutto ciò che provenga dai “mammasantissima” della libertà (a tutti i costi) di informazione quasi si trattasse di fede bella e buona. Perchè il rischio che si corre è quello di trasformare un buon programma di infotainment in un covo mediatico di simpatizzanti politici.
1. Phaeton ha scritto:
1 dicembre 2010 alle 18:07