Un cammino volto a ricostruire, esplorare e studiare l’evoluzione del costume italiano, attraverso una ricca galleria di personaggi dello spettacolo, le cui vite, professionali e personali, hanno indelebilmente segnato la storia recente del nostro Paese: questi i nobili obiettivi di “Vite straordinarie“, programma di approfondimento di Retequattro, condotto dalla bella, brava e incinta Elena Guarnieri. Giunta alla quinta edizione, la trasmissione, in onda su Retequattro ogni martedì in seconda serata, dopo aver scandagliato, le scorse settimane, le esistenze straordinarie di personaggi come Mike Bongiorno, Mina e Gianni Morandi, si è occupata, ieri sera, di Enzo Tortora.
Una vita straordinaria, la sua, segnata da successi e soddisfazioni, ma interrotta, bruscamente e violentemente, da una drammatica cesura, coincidente con l’arresto, la mattina del 17 giugno 1983, con l’accusa di associazione a delinquere di stampo camorristico. Iniziò, allora, con un vergognoso episodio di accanimento mediatico (l’ignobile passerella, con tanto di manette ai polsi e in barba a qualsivoglia principio garantista, offerta in pasto alla morbosa curiosità e al più perverso voyeurismo, della stampa e del suo pubblico), la sua indimenticabile e indimenticata odissea giudiziaria.
Prima di quella maledetta mattina, Tortora era un uomo di successo, amato e popolare, autore e conduttore di seguitissime trasmissioni, Portobello per tutte, i cui contenuti così innovativi sono stati, negli anni, ripresi, sfruttati e spesso maldestramente imitati dalla tv di oggi. Fucina di rivoluzionarie idee, Portobello-il mercatino del venerdì conteneva, in nuce, le fondamenta di futuri programmi quali: “I cervelloni”, “Colpo di genio“, “Agenzia matrimoniale” “C’è posta per te” e “Carràmba“. Un uomo perbene Tortora, profondamente colto, dall’eloquio ricercato e raffinato, ma anche un uomo schietto, a tratti antipatico e spocchioso, che non aveva paura di dire ciò che pensava, come testimoniano le parole che, nel 1969, usò a proposito della Rai e che gli costarono il licenziamento: “un jet supersonico pilotato da un gruppo di boy-scouts che litigano ai comandi”.
Quel tragico mattino di venticinque anni fa, dunque, Tortora divenne, suo malgrado, protagonista di uno dei più grossolani e macroscopici errori giudiziari, un disumano caso di macelleria giudiziaria che gli compromise, definitivamente, senza alcuna possibilità di futuro recupero, carriera, equilibrio psicologico e salute fisica. Potè ripresentarsi, al suo pubblico, finalmente, liberatosi da quell’ignobile marchio, il 20 febbraio 1987, e dire loro, commosso e visibilmente provato: “Dunque, dove eravamo rimasti”? Non ebbe tempo, però, di vendicare la sua dignità lesa, il suo buon nome infangato, la sua vita demolita: per lui Big Ben disse stop pochi mesi dopo.
“Vite straordinarie”, scritto da Elena Guarnieri, Guido Clericetti e Anna Pagliano, continuerà, nelle prossime settimane, a scuotere e spingere alla riflessione un Paese, come il nostro, tradizionalmente ingrato e ingeneroso nei confronti dei suoi migliori talenti, attraverso la narrazione delle straordinarie esistenze di: Walter Chiari, Roberto Benigni, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
1. AleJonica ha scritto:
10 dicembre 2008 alle 17:42