Erano meglio le banane e il lampone, oppure quel ragazzo che amava i Beatles e i Rolling Stones. Gianni Morandi andava a 100 all’ora quando si trattava di sfornare canzonette dagli arrangiamenti irresistibili. Anche adesso, che gli è stata affidata la conduzione del Festival di Sanremo 2011, l’artista cerca di mettere in gioco quel suo estro, ma per il momento l’effetto non sembra essere il medesimo. Delle sue proposte, infatti, una su mille ce la fa. Solo l’altro ieri il cantante suggeriva, assieme al direttore artistico Gianmarco Mazzi, che a Sanremo si eseguissero Bella Ciao e Giovinezza nella serata dedicata ai 150 anni dell’Unita’ d’Italia (maggiori info qui). Bene, a 24 ore di distanza il Cda Rai ha chiuso la questione bocciando il progetto: niente brani dalla spiccata connotazione politica all’Ariston.
In una nota il Consiglio d’Amministrazione ha rilevato che sarebbe ”utile evitare di affrontare, in modo troppo superficiale, questioni così delicate che riguardano la storia del nostro Paese” e invitato il Direttore Generale ad intervenire con il Direttore di Rai1 “affinché nell’organizzazione della serata dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia si proceda in modo serio e responsabile, con criteri diversi“. Da parte sua il conduttore della kermesse canora 2011 ha rivendicato assieme a Mazzi “l’autonomia artistica nella scelta delle canzoni della serata del giovedi” e ha proprosto nuovi brani, dall’Inno di Mameli alla Canzone del Piave.
La presa di posizione del Cda Rai appare ragionevole di fronte a una trovata singolare e inadeguata rispetto al contesto in cui è sorta. Che c’azzeccano Bella Ciao e Giovinezza con il palco dell’Ariston? Queste canzoni appartengono a periodi storici che le hanno connotate e intrise di ideologia oltre al significato letterale dei loro testi; una indentifica la Resistenza partigiana, l’altra il Ventennio fascista. La parentesi festivaliera non sembra l’occasione migliore per proporre brani del genere, che meritano particolari accortezze storiche e culturali. E poi va benissimo celebrare l’Unità di Italia, ma ci si ricordi anche che i telespettatori chiedono a Sanremo buona musica e intrattenimento, non liturgie in bianco e nero. A riguardo è lo stesso Morandi che blandisce il pubblico: “Fidatevi di noi, la mia storia la conoscete. Penso di essere stata sempre una persona equilibrata. Pensate che ci fu pure un’interrogazione parlamentare su ‘C’era un ragazzo’ perché parlavo del Vietnam…”. Poi prosegue convinto:”Ci sono degli artisti disposti a cantare queste due canzoni in omaggio all’Unita’ d’Italia senza nessuna connotazione politica”. “Non facciamo e non vogliamo fare politica“.
La prima polemica pre-Festival si chiude con l’eterno ragazzo di Monghidoro in ginocchio (da te) a rassicurare che la kermesse sarà un successo e la Rai che gliele suona ‘a fisarmonica’. Un esordio promettente.
1. mcooo ha scritto:
5 novembre 2010 alle 12:05