“Sono una ragazza timida … ma faccio la cubista“, “decido di lasciare mia figlia a casa … ma solo ora mi viene in mente che possa soffrire”. E’ tornato Grande Fratello e come ogni anno porta con sè i suoi luoghi comuni e le sue contraddizioni. Undici anni di show che si sentono tutti: nel pubblico, che al kick off riserva ascolti appena sufficienti, e nei concorrenti, educati ed assuefatti alla comportamentistica da reality. E dire che c’è chi asserisce che il format sia cambiato muovendosi verso una minore linearità e prevedibilità (anche a scapito di un impianto nazionalpopolare sempre più ipocrita).
Puntualmente, poi, ogni anno, viene posta la stessa la questione, che a costo di sembrare populisti riproponiamo anche noi, sull’opportunità di far entrare all’interno della casa “i soliti noti“. Possibile, continuiamo a chiederci, che agli autori per far scattare delle dinamiche in un gruppo siano indispensabili persone già addestrate al mezzo televisivo?
Non ha esperienze televisive, tanto meno ignoriamo quale scheggia di realtà rappresenti, Giuliano Cimetti, alias il gigolò; personaggio discusso di questa edizione che ci trova d’accordo a metà. Se proprio doveva entrare un accompagnatore per signore constatiamo che lui, anti Richard Gere, è stata la miglior scelta possibile. Sul resto dei partecipanti vorremmo dire qualcosa ma facciamo fatica a trovare delle personalità emergenti di cui valga la pena disquisire. L’ ”anonimato” del cast è, però, solo in apparenza un handicap per un Grande Fratello soap destinato a durare 5 mesi e che per questo necessità di concorrenti che vengano fuori nel lungo termine.
Anche i tanto vagheggiati scorci di realtà emergono dall’interazione più che dai singoli perchè, piaccia oppure no, non è un cosmopolita a raccontarci l’Italia quanto piuttosto un gruppo di giovani che giocano ad Uomini e Donne.
1. paolo ha scritto:
22 ottobre 2010 alle 20:05