Bruno Vespa è tornato a ronzare sull’omicidio di Sarah Scazzi come solo lui sa fare. Quando il mistero si infittisce e le indagini si aprono a nuovi scenari, il giornalista col pungiglione non esita un attimo: indossa i panni dello Sherlock Holmes mediatico, si sfrega le mani e via a capofitto nella cronaca nera. E se il celebre investigatore inglese si accompagnava al fido Watson per risolvere i casi più intricati, il conduttore Rai si affida invece alla carismatica prensenza di un plastico del luogo del delitto. Anche ieri sera l’invidiatissimo modellino non poteva mancare, era già là al centro dello studio. Una minuziosa riproduzione della casa di zio Michele Misseri (assassino reo confesso di Sarah) dotata di tutti i particolari, dall’inquietante garage degli orrori alle piante del giardinetto. Sherlock Vespa non lascia nulla al caso.
Il giornalista si è avventato più volte su di essa, l’ha scrutata e analizzata, ha mostrato ai telespettatori il tragitto che la povera Sarah avrebbe percorso prima di finire tra le mani di chi l’ha uccisa. “Ecco, questo è il garage dello zio Michele e questa è la sua automobile” spiega Vespa con l’indice puntato, e in un attimo passa dal modellino alla realtà collegandosi con l’inviata ad Avetrana. A questo punto si cerca di ricostruire la tristissima vicenda a partire dai documenti degli investigatori, dalle testimonianze dei protagonisti e dalle incongruenze dei loro racconti. Vespa coinvolge gli avvocati, li mette a confronto, sente il parere dello psicologo Paolo Crepet e della criminologa Roberta Bruzzone che invita a rileggere le verità sinora emerse: potrebbero esserci colpi di scena di un certo rilievo.
Per questo Porta a Porta si sofferma proprio sul profilo di Michele Misseri, della figlia Sabrina, ma anche di Cosima, figura sinora rimasta in secondo piano. Nasconde qualcosa la moglie di zio Michè? A riguardo ci sono ipotesi e indiscrezioni che Vespa elenca e sottopone al beneficio del dubbio; solo le indagini potranno dirci di più. Il giornalista trasmette anche parte di un’intervista alla mamma di Sarah. “Vorrei una pena certa per chi ha commesso questo orrendo omicidio” dice Concetta Serrano e aggiunge con un filo di voce: “Qualcuno sa cosa è successo davvero. Se vogliono la verità potrà uscire“.
Così Porta a Porta è entrata nuovamente nel cuore del caso Scazzi, ma l’ha fatto in modo diverso rispetto ai tanti programmi di approfondimento che negli ultimi giorni hanno violentato una vicenda già di per sè tremenda. Ieri sera non abbiamo assistito al solito giornalismo da obitorio ma anzi Vespa ha tentato un approccio diverso. Il programma non ha fatto cioè leva sulle reazioni di pancia (come troppo spesso è accaduto) o sul confronto inutile tra innocentisti e colpevolisti, ma è partito dalla realtà fattuale, dalla cronaca.
Il modo più corretto per trattare una brutta storia che, pare di capire, è ancora lontana dal potersi considerare risolta. E’ sulla scia di questo metodo che ora dovrebbero inserirsi anche altri programmi, lasciando da parte la curiosità morbosa e i commenti buttati lì per far spettacolo sul dolore. Il voyeurismo dei teleguardoni e le parole di certi giornalisti fanno molto più male del plastico di Sherlock Vespa.
1. Emy ha scritto:
20 ottobre 2010 alle 09:12