D’accordo, esiste il libero arbitrio: ognuno è libero di fare ciò che gli pare. Ed è altresì assodato che viviamo in una società edonista nella quale spesso l’apparire prevale sull’essere. Ma le pubblicità, o peggio ancora, le telepromozioni che sponsorizzano la chirurgia estetica proprio non possiamo fare a meno di condannarle. Non siamo bacchettoni nè tanto meno contrari al miglioramento dei propri difetti fisici tramite interventi chirurgici ma da qui a pubblicizzarli ad un pubblico generalista, adolescenti e persone insicure comprese, ce ne passa.
Gli spot sulla bellezza artificiale ci risultano ancora più indigesti se a metterci la faccia è una star della televisione, la cui autorevolezza presso il “popolo” è cosa nota. Capita, infatti, che un’icona del piccolo schermo come Maria De Filippi, all’interno di C’è Posta Per Te, promuova una catena di cliniche specializzate in chirurgia estetica. La conduttrice si sforza di usare parole ”positive” (“valorizza la tua bellezza“) che però suonano come specchi per le allodole, soprattutto perchè al suo messaggio fa seguito una clip che inscena il caso di una donna desiderosa di migliorare il suo seno, “rovinato” dall’allattamento.
E qualora gli appartenenti alla classe media e, ancor più, i giovani non fossero convinti del tutto per via dei costi, ecco che viene menzionata la possibilità di rateizzare l’intervento, come se un’operazione chirurgica fosse un’automobile. Una telepromozione, insomma, che lascia spiazzati per la semplicità con cui si affronta e banalizza un tema così delicato come la chirurgia estetica.
Paradossale è che, poi, il culto della bellezza venga sponsorizzato in un programma che si fa portatore di valori sani e semplici. Ecco perchè piuttosto che rivolgerci alle tante associazioni, o ai ministri che si dichiarano sensibili all’argomento ma che spesso intervengono a sproposito, preferiamo appellarci a Maria. Alla signora della televisione chiediamo di interrompere la telepromozione, o quanto meno di trasformarla da pubblicità di prodotto, che “istiga” alla chirurgia, a pubblicità d’azienda, che informi esclusivamente dell’esistenza di cliniche specializzate. Con buona pace di Publitalia.
1. boop ha scritto:
4 ottobre 2010 alle 15:38