Ogni tanto ci piace ricordarla così, quando, algida, muoveva le fila di arditi talk show destreggiandosi tra il morboso e il sociologico. Zarina del trash intellettuale sembrava fosse destinata a diventare l’antagonista principale di Maria De Filippi. Ma Daria Bignardi, con il passare del tempo, ha scelto una strada che l’avrebbe allontanata dal “basso” e resa paradossalmente più sciolta e distante dalla celebre collega catodica.
Un percorso che non ha mancato di premiare il suo talento consacrandola icona della televisione radical chic. Nelle Invasioni Barbariche, la sua creatura più riuscita insieme a Tempi Moderni, ha saputo imporre uno stile elegante improntato all’essenzialità e all’attenzione ai dettagli. Più dell’accomodante Fazio o del logorroico Chiambretti, la Bignardi è la regina delle interviste pop. Un meccanismo quasi perfetto che si inceppa solo quando c’è la politica di mezzo.
La signora Sofri è “tendenziosa”, malcela le proprie idee abbandonandosi a sprezzanti ghigni che infastidiscono lo spettatore perchè provengono dall’intervistatrice piuttosto che dall’intervistato. E quando fa di tutto per nascondere il proprio dissenso, il risultato è un’intervista scialba che si protrae a lungo nel tentativo di rianimarla. La prima puntata delle Invasioni Barbariche ha messo in evidenza una formula ancora valida ma che ha svanito la freschezza e l’originalità dei primi tempi.
In questo senso il passaggio a Rai2 poteva essere prolifico per esplorare nuove idee e nuovi mondi, ma Daria, al di là di presunte censure e rapporti burrascosi con i piani alti, l’ha sprecato preferendo ripercorrere vecchi schemi e routine. Ora il ritorno a La7 che ci auguriamo col tempo possa dare nuova linfa alla conduttrice.
1. Curiosity ha scritto:
4 ottobre 2010 alle 11:35