Verrebbe da dire: “peccato!“. Questa volta senza nessuna vergogna. Non sono stato mai clemente con Io Canto, lo show del venerdi sera di Canale5; il motivo è presto detto e, ormai, più che noto: seppur commercialmente condivisibile, la scelta di proporre sull’ammiraglia di casa Mediaset una fotocopia di Ti Lascio una Canzone è stata, ed è, a parere di chi vi scrive, eticamente discutibile. Rivelandosi ben presto un boomerang a tutti gli effetti.
L’inopportuna scelta di proporre un programma identico a quello originario ha avuto come conseguenza una ”punizione catodica” da parte di quei telespettatori che hanno preventivamente bocciato il programma rigettando a priori l’offerta di Gerry Scotti e dei suoi baby talenti in difesa dell’Antonellina clonata.
Peccato, perchè non è difficile rendersi conto che con Io Canto ci si trova di fronte ad uno dei (sempre più) rari esempi di programmi (quasi) perfetti. Uno show che, a differenza della maggior parte dei “colleghi di palinsesto” non soffre la crisi e può contare su bugdet tutt’altro che low. Scena straordinaria (Marco Calzavara sta facendo un ottimo lavoro in gran parte dei programmi a cui mette mano), fotografia eccellente e quel Roberto Cenci che più che un regista è diventato vero e proprio marchio di fabbrica e una garanzia di qualità.
Una direzione artistica, quella di Cenci (la stessa delle prime due edizioni di Ti Lascio una Canzone) che ha consentito allo show di poter fare affidamento su piccole voci, spesso da manuale, che di per sè dovrebbero rappresentare condizione necessaria e sufficiente per guardare il programma.
Peccato. Peccato che il programma non possa servire per perseguire un nuovo filone, quello di una televisione più educata e meno urlata. Io Canto paga, infatti, lo scotto (com’è giusto che sia, giova ribadirlo) della copia e deve accontentarsi di risultati d’ascolto non lusinghieri, che non ne esaltano le straordinarie potenzialità. La presenza contemporanea e quasi ossessiva di due programmi identici in palinsesto sta facendo, poi, perdere ad entrambi appeal sul pubblico, che, come spesso accade in presenza di siffatte “spremute mediatiche”, inizia a non voler fare più indigestione.
Che si impari la lezione.
1. Francy_Ca ha scritto:
27 settembre 2010 alle 13:14