Il progenitore è stato Guido Angeli con il suo “Provare per credere” riferito alle offerte del mobilificio Aiazzone, negli anni novanta si sono imposti Alfonso Claps (baffetto, capello ingellato e incedere sicuro) a livello locale e, soprattutto, Roberto “baffo” Da Crema con il suo stile ansiogeno, le sue offerte irrinunciabili, il suo asma come parte integrante della vendita televisiva.
D’altronde, prima dell’avvento di digitale terrestre e satellite, le televendite erano così: roba casereccia, alla buona, un venditore/conduttore che, dando del “tu” al telespettatore, doveva infondere fiducia e sicurezza fino alla capitolazione: se non compravi pentole in acciaio inox, orologi “watch” e tv color eri poco lungimirante (eufemismo).
Nell’era della globalizzazione, anche la televendita diventa un format: una roba casereccia, locale, amichevole si trasforma in uno show ricco di famose guest star pronte a “metterci la faccia” per vendere prodotti famosi di grandi marche. Questo è il progetto di QVC, il secondo canale commerciale d’America, che sbarca nel Belpaese sul digitale terrestre e inizia la propria programmazione a partire dal 1°ottobre.
QVC è l’abbreviazione di “Quality – Value – Convenience “, il network ha appena aperto una sede operativa a Brugherio, dove sono stati creati gli studi dai quali verranno registrati gli show (televendite). I numeri del progetto sono importanti: 65 milioni di euro l’investimento iniziale, necessari per l’acquisto di attrezzature di alta tecnologia, 500 posti di lavoro disponibili tra personale d’area broadcasting, merchandising e call center, 17 ore di quotidiane di diretta previste: più di 50 milioni di persone in tutto il mondo acquistano i prodotti messi in vendita da questa emittente, che è presente anche in Germania, Inghilterra e Giappone.
Riuscirà questo colosso ad imporsi e fidelizzare un cospicuo numero di clienti anche in Italia? Le premesse non sembrano le migliori. Intanto, c’è un problema di visibilità delle frequenze di QVC, il sistema di numerazione dei canali sul digitale terrestre predisposto dall’ Agcom non terrebbe conto, secondo quanto riportato dai dirigenti dell’emittente “non prende nella dovuta considerazione l’importante realtà QVC” . Il secondo problema è di natura culturale: sovente, in Italia, alle televendite è stata associata un’idea di truffa, di scarsa qualità del prodotto, di sottomarche. Le televendite, insomma, sono state sempre guardate con sospetto dal pubblico italiano che preferisce comprare dal “negoziante di fiducia”.
Vedremo se QVC sarà in grado di invertire la tendenza che vede i canali di televedite destinati ad una fine ingloriosa. Non resta che attendere l’inizio delle trasmissioni e, soprattutto, delle vendite.
1. stefano88 ha scritto:
10 settembre 2010 alle 18:28