19
agosto

PINO INSEGNO, DA ROMA CON (DE)DIZIONE

Pino Insegno

La tv d’estate è una pena. Contare i semi all’interno di una fetta d’anguria risulta assai più divertente di un qualunque programma televisivo. Ci sono giorni in cui è più appassionate seguire le manovre di un auto che parcheggia piuttosto che guardare la tv. Eppure Reazione a Catena su Raiuno (dal lunedì al sabato in coda al Commissario Rex, scusate la battuta), continua ad appassionare e a stravincere, distinguendosi per la conduzione puntuale e composta di Pino Insegno (non è Pupo, ovvio, ma nemmeno Pupo è Pino Insegno, va da sé).

Nonostante non regga il confronto col suo predecessore in quanto a “creatore di tensione”, bisogna però riconoscergli un merito che in tv ormai è merce rara: la capacità di saper parlare un buon italiano. Il che (attenzione) non vuol dire essere un funambolo della parola alla Bergonzoni, o un eccessivo tessitore linguistico alla Bonolis. No. Semplicemente saper parlare. E Insegno sa parlare. E se sabato scorso la parola da trovare nel gioco finale era cadenza, Insegno, la sua, sa perfettamente come controllarla.

Nemmeno quando le vicende del programma potrebbero concedergli di scivolare facilmente in un “Aò”, in una serie di “Mbè?”, in una manciata di “Che stai a ddì?” o in un sornione “Ma che stà’a’scherzà”, come solitamente usano fare alcuni conduttori tv per apparire sin da subito simpatici e amici de no’artri, Insegno rimane diligente sui binari della lingua italiana con un accento sempre composto e puntuale, frutto di anni di doppiaggio in cui l’ex mattatore della Premiata Ditta eccelle. Era Will Ferrel/Mugatu in Zoolander, Will Smith in Alì, Viggo Mortensen ne Il Signore degli Anelli, Sacha Baron Cohen in Borat, Brüno e Ali G, Brad Pitt ne L’Esercito delle 12 scimmie e, saltandone moltissimi altri, Robert De Niro nel Padrino Parte II. Insomma, mica pizza e fichi, o, come direbbe Bonolis, “aò, mica cotiche”.

Poi, certo, ci sono sorrisi più spontanei e meno tirati, conduzioni più frizzanti e coinvolgenti, siamo d’accordo, ma Reazione a Catena funziona così com’è, e i risultati lo dimostrano. Risultati che fanno dimenticare il deludente Insegnami a sognare. Ma nel tritatutto televisivo qualche scivolone si perdona a tutti. C’è addirittura chi di quelli ne fa una professione.

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7 Commenti dei lettori »

1. Phaeton ha scritto:

19 agosto 2010 alle 12:05

Concordo sul dire che Reazione a catena è una perla rara in un oceano di repliche, su questo non ho dubbi. Ho sempre detto che mi piace Insegno, il programma è forte di suo ma lui comunque riesce bene, si notano le doti da intrattenitore, e lo vedo sempre bene ad interagire con i concorrenti, simpatico, divertente e spontaneo nelle battute. Rispetto a Pupo lo trovo più rassicurante, Pupo avvolte sembra peccare di eocentrismo.

Sinceramente invece non noto questa dizione perfetta, o per meglio dire è perfetta, ma mi sembra che si lasci parecchio andare a qualche slang romanaccio, che io personalmente adoro, poi se dobbiamo fare un discorso sulla dizione dei nostri conduttori ne possiamo parlare, anche se io in linea di massima posso dire che non mi infastidiscono gli accenti, mi infastidice l’ostentare un dialetto e in particolar modo mi infastidiscono quei conduttori stranieri che parlano un italiano pessimo, vedi Belen o Degan!



2. marcello walker ha scritto:

19 agosto 2010 alle 12:15

Inizialmente Pino Insegno era disorientato nel programma, poi a mano a mano ha fatto passi da gigante e lo trovo veramente in gamba.
Insegnami a sognare può considerarsi una parentesi chiusa, secondo me il programma sarebbe andato male persino con Bonolis o Benigni, tant’era brutto e insensato.



3. pannok ha scritto:

19 agosto 2010 alle 12:53

pino insegno è unico e il suo punto di forza, in reazione a catena, è, forse, il provare ad immedesimarsi a reagire come reagirebbe il pubblico da casa… io lo guardo quasi tutte le sere e lo trovo sempre un passo avanti a me, esternando frasi o concetti che si possono pensare/dire durante il gioco.

Sono contrario con Davide, invece, sull’uso dello slang romano, perchè spesso, nel momento del quando/dove/come/perchè e nell’intesa vincente, torna bambino e ognitanto fa partire qualche parola tipo “ao, piano che se rompono i pulsanti” o “so’fffragili!… contorno che comuque, non guasta mai



4. Zoro ha scritto:

19 agosto 2010 alle 17:23

io continuo a pensare che non è affatto così male come continuo ancora tutt’ora in giro a leggere, se la cava!



5. lauretta ha scritto:

19 agosto 2010 alle 21:55

Diciamo che un pò strada facendo si è sciolto anche se rimane molto ripetitivo…! A mercante in fiera era identico… Il programma però è carino e poi comunque alternative non ce ne sono…!!



6. Maria Grazia ha scritto:

20 agosto 2010 alle 16:44

Trovo piacevole la trasmissione, che cerco di guardare tutte le sere ed apprezzo la conduzione di Pino Insegno. Lo trovo capace, elegante nel condurre, giustamente spiritoso, in genere misurato e non sono d’accordo sul fatto che non crei suspence ed attesa: io mi sento coinvolta nei vari giochi. Insomma, un giudizio positivo.
Grazia



7. RosaMou ha scritto:

20 agosto 2010 alle 22:59

Pino Insegno dimostra di nuovo la sua professionalità, bravo.



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