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luglio

MI CONSENTA, I POLITICI E LA TV: UN BINOMIO IMPRESCINDIBILE RACCONTATO MAGISTRALMENTE DA “GLI ARCHIVI DELLA STORIA”

La Grande Storia, Gli Archivi della Storia

C’era un tempo in cui l’uomo politico, la sua vita privata, il suo stesso corpo si guardavano bene dall’esporsi di fronte al video, considerato ancora qualcosa di arcano e potenzialmente pericoloso. Mentre la Politica, quella delle alte sfere, ordiva dall’interno della neonata Rai le sue trame di controllo e dominio, l’Uomo Politico evitava il contatto ravvicinato con il piccolo schermo, con quel “pubblico che non si vede” (parole di Aldo Moro) e con il quale è preclusa qualsivoglia interazione. Questo storico quanto controverso binomio tra politica e televisione è stato magistralmente analizzato dallo speciale “Mi Consenta” de ”Gli Archivi della Storia” (Venerdì, ore 21.10, Raitre), documentario attualmente in onda in veste grafica rinnovata e con contenuti aggiornati. Novità principale, il commento in studio, affidato al giornalista Vladimiro Polchi ed affiancato in ogni puntata da un esperto nell’argomento trattato.

“Mi consenta. I politici e la tv” prende le mosse dal periodo precedente all’avvento della tv, considerando quindi l’importanza assunta dalla radio e poi dal cinegiornale nella comunicazione politica, per poi trattare approfonditamente il rapporto tra classe dirigente e piccolo schermo, una relazione non sempre pacifica, ma con il mutare dei tempi sempre più stretta e irrinunciabile. Il documentario, che ha il pregio della precisione storiografica senza però cadere in pedanti ricostruzioni, mostra come il leader politico si sia gradualmente adattato alle logiche televisive, ai suoi tempi e alle sue regole, intuendo quindi che il consenso è ormai passato “dal piano ideologico a quello estetico”.

Ecco, allora, Andreotti che svela a Costanzo intimi particolari della sua vita sentimentale (in una famosa puntata di “Bontà loro“), o Tina Anselmi che sfida a colpi di eloquenza una tenace casalinga in “Italia parla”, trasmissione di Tortora del 1983. E’ l’uomo politico che si spoglia del suo abito istituzionale, per apparire più umano, più quotidiano, insomma più cittadino italiano. Un costume che nella televisione odierna è stato portato all’eccesso, sino a configurare quella particolare modalità televisiva che in molti chiamano “politica-spettacolo“.

Da “Tribuna politica” alle impeccabili imitazioni di Noschese, sino alla disfatta in diretta della Prima Repubblica documentata impietosamente da “Un giorno in pretura”, il documentario traccia una linea storica che ci porta sino ai nostri giorni. Particolare interessante evidenziato dal programma è la natura precorritrice di alcune trasmissioni storiche della tv delle origini, come “Tv7” (le cui telecamere entrarono persino nella residenza dell’allora Presidente della Repubblica Segni) o “Il Musichiere”, il primo programma ad ospitare una figura politica (sottoposta, come di rito, alla prova canora). Trasmissioni sì precorritrici, ma lontane anni luce da quelle odierne per una semplice ragione: il garbo e la discrezione con cui venivano realizzate. Due qualità che nella politica-spettacolo di oggi risultano sempre più rare.



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