Lei è una educata milanese di quasi 30 anni, gioca a tennis da una vita, una onesta carriera tra tanta fatica e qualche (poche) soddisfazioni. Se qualcuno non se ne fosse ancora accorto è sulle prime pagine di tutti i giornali di questi giorni. E’ Francesca Schiavone, che dopo più di trent’anni ha riportato il Roland Garros in Italia. Un evento epocale che non poteva lasciare indifferente la tv del grande pubblico. Se infatti la televisione satellitare paneuropea Eurosport trasmette ogni anno tutte le partite di tutti e quattro i Grandi Slam in programma, la tv pubblica non si era al contrario più interessata al grande tennis internazionale da dieci anni e oltre, se non per qualche piccolo torneo minore relegato ai canali secondari.
Questa volta invece è successo il miracolo, la scintilla è scoccata nel direttore di Rai Sport Eugenio De Paoli. Dopo ore di fumanti trattative è riuscito a portare la finalissima di Parigi tra la Schiavone e l’australiana Stosur in diretta, in chiaro, su Rai 2. Un collegamento fatto in fretta e furia, come se fosse un’ANSA dell’ultimo minuto, ed un avvertimento sul fortunato cambio di programma fatto agli spettatori tramite appositi sottopancia durante i normali programmi.
Certo qualcuno avrebbe preferito vedere le serie tv americane che Rai 2 propone il sabato (d’altronde i gusti sono gusti) e si saranno arrabbiati per la variazione di palinsesto… ma i più hanno certamente gradito questo regalo inaspettato, visto che la partita ha fatto un record di ascolti per la rete con più di 2 milioni di spettatori e più del 20% di share.
Ma è veramente un regalo? E’ veramente una notizia per cui vale la pena rallegrarsi? Perché la Rai (e anche altre emittenti gratuite, penso ad esempio a La7 che ha perso i diritti per il rugby, seguitissimo in chiaro) in tutti questi anni di ingiustificata pigrizia e passività si è lasciata rubare dalla pay tv moltissimi prestigiosi eventi sportivi che tutti hanno il diritto di vedere? Certo la copertura satellitare, magari di un canale a tematica sportiva, è certamente migliore, capillare, completa e esaustiva rispetto a quello che potrebbe fare un servizio pubblico. Nessuno vieta di continuare tutto questo. Chi è appassionato paga e vede tutto. Perché però non è stato più garantito il minimo sindacale dalla Rai? E’ troppo chiedere di vedere un italiano all’estero che lotta per portare al nostro Paese un po’ di dignità e gloria?
Eppure i dati di ascolto sono incoraggianti, per non dire entusiasmanti. Ogni volta che la tv pubblica propone un grande evento sportivo di grosso richiamo e grossa portata (non solo partite di Champions League e della nazionale, ma anche tennis, pallavolo, basket) la gente lo guarda, e lo guardano in tanti. Qualcuno potrebbe dire: “di sport in tv ce n’è già troppo, a me non interessa”. Ma il servizio pubblico non dovrebbe garantire la copertura degli interessi di tutti? E lo sport, almeno il meglio dello sport, non è tra quelli più importanti, se non, visti i riscontri, quello più importante?
1. manu.s ha scritto:
6 giugno 2010 alle 22:35