Dopo il lanciafiamme, quello per bruciare 375mila leggi inutili, vai con la cesoia. Roberto Calderoli ha già impugnato il forbicione ed è pronto a dirigersi in Viale Mazzini. Stavolta il ministro per la Semplificazione vuole tagliare sprechi e contratti milionari nella tv pubblica, ritenuta dispensatrice di stipendi d’oro e prebende anche a chi non si ammazza di lavoro. In un periodo in cui la crisi economica ha costretto i governi europei a varare politiche che prevedono sacrifici e vigorose tirate di cinghia, l’esponente della Lega ha espresso l’intenzione di voler adeguare anche la Rai ad un regime di austerity.
A pochi giorni dall’approvazione della manovra anti-crisi del Governo, Calderoli ha invocato una presa di responsabilità da parte di tutti i settori pubblici, tv compresa. “A fronte di questi sacrifici, dobbiamo chiederne anche al concessionario del servizio radiotelevisivo pubblico, ossia alla Rai. Non esistono al mondo liquidazioni come quella di Santoro o stipendi da favola pagati per stare in panchina e non lavorare” ha affermato. Nel caso questo non avvenga, ha intimato il ministro, “si ridiscuta il pagamento del canone”. Considerazioni ragionevoli e condivisibili, soprattutto nella critica agli sprechi. Dai banchi dell’opposizione qualcuno le ha subito definite di “facile demagogia”. In effetti un taglio drastico, per quanto auspicabile, pare sin da subito un’illusione in quanto anche la Rai deve adeguarsi a logiche concorrenziali e di mercato che ormai hanno viziato l’intero sistema televisivo e dalle quali è rischioso sganciarsi.
Da parte sua, il Presidente della Rai Paolo Garimberti dà un colpo al cerchio e uno alla botte. Da un lato tiene a precisare che il canone italiano è il più basso d’Europa, denunciando però un’evasione del 30% dal suo pagamento, dall’altro assicura che la Rai è già pronta ad approvare un piano industriale che prevede una riduzione delle spese. Anche Sergio Zavoli, presidente della commissione di Vigilanza, è intevenuto sulla questione riconoscendo a Calderoli di aver messo il dito su un nervo scoperto e rivelando poi che “un ridimensionamento di taluni stipendi anche in Rai è un problema che la Vigilanza ha all’ordine del giorno”.
Tra i conduttori Rai, i primi che Calderoli vorrebbe mettere a dieta, l’unico a parlare è Carlo Conti. A difesa della categoria il presentatore sostiene che una riduzione delle buste paga in realtà sarebbe già avvenuta. “Da circa tre anni gli stipendi sono bloccati, e non ci sono stati aumenti. Quando vai a rinnovare i contratti, c’è già un blocco del 20%” ha dichiarato. Sarà, ma intanto Calderoli affila il forbicione e avverte di voler sfrondare stipendi e sprechi in Rai con la veemenza di un boscaiolo bergamasco. Vedremo se alle dichiarazioni seguiranno i fatti, se l’annunciata dieta metterà davvero a stecchetto i paperoni della tv pubblica.
1. beier ha scritto:
3 giugno 2010 alle 16:41