Metti che la signora in giallo morda i picciotti più di Roberto Saviano. Come noto, la lotta alla mafia è una questione serissima che si gioca in gran parte sull’informazione, sul racconto di quelle ingiustizie rimaste coperte da un silenzio omertoso e complice. E’ una battaglia culturale, prima ancora che fisica e di polizia, da sostenere col coraggio e l’onestà di chi è convinto che il Male si possa calpestare, umiliandolo nella sua viltà. Per questo guardiamo con interesse a quei programmi televisivi che, negli ultimi tempi, danno spazio ad inchieste, approfondimenti ed interviste che svelano il vero volto della criminalità organizzata, quello bastardo e vessatorio. Le forzature romanzate della fiction sono altra cosa. Sfidare la mafia in tv è una missione: non tutti ne sono all’altezza. E in molti peccano nel metodo.
Là dove non osano i professionisti dell’antimafia. Senza fare nomi, potremmo ora parlare di tutte quelle trasmissioni che affrontano l’argomento mitragliando editoriali di fuoco o aprendo i microfoni a quei santoni che hanno fatto dell’antimafia un lavoro a tempo pieno, pure ben retribuito. Si dice che la camorra è brutta, che la mafia uccide, sfrutta, ricatta, che estorce denaro e favori anche ad insospettabili colletti bianchi. Tutto verissimo, per carità, ma spesso alle parole in tv non segue nulla. Si fanno accuse importanti, che però corrono il rischio di rimanere fini a se stesse. Sono in pochi ad aver coraggio, ad andare oltre le semplici invettive.
La virtuosa signora in giallo. Il caso che più colpisce è quello di Stefania Petyx, inviata siciliana di Striscia la notizia. La ragazza ha un look da cartone animato, indossa un impermeabile giallo canarino coordinato a degli stivali di gomma, si muove ‘scortata’ da un cane bassotto, ma ha fegato ed ostinazione da vendere. Da qualche anno, non passa mese che non realizzi un servizio sulle ingiustize che la mafia opera nel quotidiano della sua Sicilia, spesso con la complicità di chi amministra la cosa pubblica. Denunce reali, fatte sul campo, faccia a faccia con i loro protagonisti.
In diretta da casa Riina. Coraggiosissima, Stefania Petyx è anche andata davanti all’abitazione di Ninetta Bagarella, moglie del boss di Cosa Nostra Totò Riina, dopo che la donna si era dichiarata offesa dalla fiction Il Capo dei capi. Tra i vicoli di Corleone, la Petyx dichiarò davanti alle telecamere: “dovremmo essere tutti noi a chiedere i danni d’immagine alla famiglia della signora Bagarella. Quante volte ci siamo sentiti dire ‘mafiosi’ per il semplice fatto di essere siciliani”.
Le inchieste più recenti dell’inviata di ‘Striscia’ stanno riguardando la vendita dei beni confiscati alla mafia. Il rischio, in alcuni casi, è che sia la stessa criminalità organizzata a riappropiarsene attraverso dei prestanome. Un caso importante è stato quello della tenuta dello Zucco, a Carini, alla cui asta non si sarebbe mai presentato alcun offerente. Con i suoi servizi televisivi, la Petyx sta sconvolgendo comuni e uffici pubblici della Sicilia, scortata solo da un operatore tv e dal fedele bassotto.
La signora in giallo picchia duro, più dei professionisti dell’antimafia, e spesso le sue segnalazioni sono state prese in esame dal Ministero degli Interni. La sua forza è quella di insistere con denunce che riescano a rompere l’omertà che spesso si crea attorno a temi così delicati. Sfidare la mafia sul suo territorio è certo più rischioso che farlo dalla poltroncina di un salotto televisivo, coccolato dagli applausi compiacenti, di circostanza. Che forza Stefania Petyx, capace di guardare in faccia i picciotti, di portarli in prima serata. Col sorriso di chi non ha paura.
1. Raffa ha scritto:
10 maggio 2010 alle 16:51