“Guerra civile” in casa Rai. Sembrano esserci, infatti, novità nella sede lombarda. E si sa, quando avvengono dei cambiamenti, non sempre sono tutti contenti. A generare la tensione è la creazione di una “succursale” milanese del Tg1 presso la sede regionale della TV di Stato. Tale decisione era già stata resta nota la scorsa estate alla presentazione del piano editoriale, approvato dal Cda e dalla redazione (con il tacito assenso della Commissione di vigilanza Rai), ed ora che sta diventando operativa con i primi incarichi affidati ai giornalisti inviati ad hoc a Milano (Elena Fusari scelta per seguire a Bologna il caso del sindaco dimissionario e Federica Balestrieri incaricata di curare un servizio sul Giorno della Memoria) l’insurrezione dei colleghi del Tgr non si è fatta attendere.
Questi ultimi, infatti, vedono la mossa come un atto di sfiducia nei loro confronti e di “valutazione negativa nei confronti della professionalità dei colleghi di Milano, che da anni, al contrario, hanno fornito una puntuale, rigorosa ed esaustiva copertura informativa”. Sospetto, questo, seguito dalle critiche al direttore del Tgr Alberto Maccari, colpevole a parer loro di aver tenuto “una posizione debole nella vicenda, pur avendo manifestato contrarietà al progetto”. La cosa che inasprito ulteriormente gli animi è stata la dinamica degli eventi: una stanza fatta sgomberare in fretta e all’improvviso, per cedere il posto ai colleghi del TG1. Afferma un comunicato (via La Stampa):
“È sconcertante innanzitutto che i colleghi della Tgr di Milano, caporedattore in testa, si siano trovati di fronte al fatto compiuto senza nessuna possibilità di confronto e che abbiano dovuto subire un’ennesima scelta che di fatto snatura e ridimensiona in maniera drastica il ruolo delle sedi regionali come terminali delle testate nazionali sul territorio”.
La ferma contrarietà della testata giornalistica regionale ha trovato la solidarietà di tutti i Cdr nazionali:
“L’assemblea manifesta la volontà di ritenere propria qualsiasi iniziativa sindacale che i colleghi del Tgr volessero metter in atto, ribadendo sin d’ora la determinazione a contrastare ulteriori decisioni che penalizzino la professionalità degli stessi.”
Già negli anni ‘80 era esistito un piccolo presidio del Tg1, poi andato a morire, e uno del Tg3 c’è tuttora, ma qual è la ragione alla base di questo “trasloco” che comporta il moltiplicarsi delle troupe e turni di montaggio, soprattutto in un momento economico difficile dove le esigenze primarie sono quelle di investire pesantemente nel digitale?
I dati di ascolto Rai al Nord sono in sofferenza rispetto a Mediaset: la creazione del presidio potrebbe servire appunto a potenziare nella scaletta del Tg1 i servizi dedicati a Pianura padana e dintorni. Dal canto suo, inoltre, la direzione ribadisce la legittimità di tale decisione già attentamente vagliata e approvata.
La paura del Cda è quella di creare un pericoloso precedente. Cosa succederebbe se anche il Tg2 o i giornali radio prendessero la stessa decisione?
1. Giovanni Giamblanco-Isolano89 ha scritto:
28 gennaio 2010 alle 19:47