1
marzo

La Legge di Lidia Poet: gli eredi dell’avvocata sono ’sdegnati’ dalla fiction Netflix

La legge di lidia poet

La Legge di Lidia Poet

Studiosa e col trombamico, di buona famiglia ma sboccata e impertinente. Se stessimo raccontando un personaggio femminile contemporaneo della fiction nessuno si sorprenderebbe, se invece ci riferissimo al contesto di fine 800 un minimo di sbigottimento risulterebbe lecito. Soprattutto se poi si trattasse di un personaggio realmente esistito. Ci riferiamo a Lidia Poet, l’avvocata che dà il nome all’ultima serie italiana di Netflix. Il ritratto, che spiazza, sta facendo (comprensibilmente) storcere il naso agli eredi.

Marilena Jahier Togliatto, una delle ultime discendenti di Lidia, ha commentato così a La Stampa:

“Mi lasci dire che in quella serie tv non c’è sul serio nulla della mia parente Lidia: ne ho vista una sola puntata e poi ho abbandonato per sdegno (…) Lei ha presente quella scenaccia di sesso all’inizio della prima puntata? E ha esaminato il linguaggio in cui scade a volte Lidia? È vero, è una fiction, ma nell’800 quelle parolacce manco esistevano. Insomma, va bene romanzare, ma neanche storpiare così un personaggio che tanto bene ha fatto alla storia dell’emancipazione femminile, mi pare ingeneroso. E di segno opposto al senso che ha voluto dare alla sua esistenza la mia lontana prozia”.

Tuttavia va precisato che La Legge di Lidia Poet non è un biopic. Quella di Netflix e Groenlandia è stata piuttosto una furbata: prendere un personaggio realmente esistito, con il fascino e il potenziale comunicativo che ne deriva, e costruirgli una storia completamente inventata attorno assecondando il suo carattere a quelle logiche.

Lidia Poet non è la prima avvocata di Italia

Altra polemica sulla serie con Matilda De Angelis ed Eduardo Scarpetta (qui la nostra intervista in cui si parla anche delle scene di nudo) riguarda la definizione di “prima avvocata d’Italia“. In realtà, come fatto notare Cecilia Di Lernia, assessora alla Legalità e alla Polizia locale del Comune di Trani, la prima avvocata di Italia è Giustina Rocca di Trani, vissuta nella seconda metà del 1400. Lidia Poet è la prima ad essersi iscritta all’albo degli avvocati.

Netflix tira un sospiro di sollievo

Polemiche a parte, c’è da registrare la buona accoglienza internazionale per la fiction, a differenza di quanto accaduto sinora per le produzioni seriali nostrane della piattaforma streaming (che hanno nella maggior parte dei casi floppato). La Legge di Lidia Poet è entrata nella top 10 mondiale settimanale in lingua non inglese di Netflix posizionandosi al terzo e al quinto posto rispettivamente nella prima e seconda settimana di rilascio. In Italia i risultati sono positivi ma non da record: si è piazzata terza (dopo le prime due stagioni di Mare Fuori) e quarta.

L’ambientazione d’epoca, insieme alla struttura dritta della fiction (è un procedural, genere tra i più fortunati), ha aiutato ad “abbattere lo spazio e il tempo” rendendo “più globale” il prodotto.

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