10
gennaio

Il Vaticano riapre il caso Emanuela Orlandi

Emanuela Orlandi

Emanuela Orlandi

La scomparsa di Emanuela Orlandi è un caso mai dimenticato e, soprattutto, non chiuso. Dopo anni in cui la vicenda è stata in primo piano ovunque, tra stampa e tv, fino all’archiviazione nel 2015 da parte del Gip, lo Stato Città del Vaticano ha deciso di riaprire le indagini e tentare di fare finalmente luce su cosa sia successo il 22 giugno 1983, data della sparizione della 15enne mai più ritrovata.

Il promotore di giustizia vaticana, Alessandro Diddi, e la Gendarmeria hanno riaperto un caso che ha scosso non poco la Santa Sede e le sue massime istituzioni. Dopo le inchieste del 1983-1997 e 2008-2015, entrambe archiviate, l’iniziativa si muove alla ricerca della verità e della trasparenza chieste da Papa Francesco, con l’auspicio di fare chiarezza anche sulla vicenda della coetanea di Emanuela Orlandi, Mirella Gregori, scomparsa sempre nel 1983.

Siamo contenti dei nuovi accertamenti dell’autorità vaticana. Abbiamo presentato due denunce, la prima nel 2018 e la seconda nel 2019. Non so su quale base abbiano aperto, lo abbiamo appreso dagli organi di stampa. Siamo curiosi di saperne di più anche noi. Reputo che la famiglia Orlandi sarebbe dovuta essere avvisata un po’ prima

è la reazione dell’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò. Gli fa eco Pietro, il fratello di Emanuela, che rilascia un elemento da approfondire nell’indagine:

Ben venga la nuova indagine, forse nata su impulso di Papa Francesco. Sono convinto che la verità sia lì, in Vaticano. E confido anche in una piena collaborazione tra Italia e Santa Sede (…) Nel 2014 mi sono arrivati messaggi WhatsApp da due persone molto vicine a Papa Francesco che parlano di documenti di Emanuela, di cose di Emanuela”.

Emanuela Orlandi è figlia del commesso della Prefettura della casa pontificia, Ercole Orlandi. La famiglia (c’era anche la madre e quattro fratelli) al momento della scomparsa viveva in Vaticano. Alle ore 16 del 22 giugno 1983, la ragazza uscì di casa per andare a lezione di musica in piazza Sant’Apollinare senza più fare ritorno. Da quel giorno, ricerche, testimonianze, piste e anche speculazioni senza mai arrivare alla verità né alla giustizia.

Il nuovo corso delle indagini – si apprende – partirà da tutti i fascicoli, i documenti e le segnalazioni a disposizione, procedendo con gli interrogatori dei testimoni dell’epoca ancora in vita (sono passati 40 anni e alcuni di loro non ci sono più). Un lavoro per scandagliare ogni elemento in possesso, compreso il fatto che la scomparsa sia avvenuta dopo che Emanuela si è recata nella basilica dove, qualche anno dopo, si scoprirà che fu seppellito “Renatino” Enrico De Pedis, uno dei capi della banda della Magliana; secondo alcuni testimoni, fu l’esecutore materiale del sequestro “per conto di alti prelati”.

Negli ultimi anni, la famiglia Orlandi ha più volte chiesto la riapertura del caso e, come detto, Pietro Orlandi ha dichiarato di essere stato informato dell’esistenza di alcuni documenti riguardanti la sorella. Si tratterebbe – come ricostruisce il Corriere – di una cartellina gialla con su scritto “Rapporto Emanuela Orlandi”, vista dal “Corvo” Paolo Gabriele (ex maggiordomo dell’allora Papa in carica Giovanni Paolo II) negli uffici del Palazzo Apostolico.

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