Le attenuanti le conosciamo tutti a memoria: il download in rete che impazza e permette ai fan delle serie tv di vedere gli episodi prima che approdino sul piccolo schermo, la diffusione sul digitale terrestre o sul satellite che precede quella in chiaro e la discutibile scelta di messa in onda del telefilm nel periodo estivo. Ma questi motivi, per quanto i primi due siano responsabili di alcuni ‘crolli eccellenti’ come quello di Lost, non sono abbastanza per rispondere al quesito “Cos’ha che non va Ugly Betty in tricolore?”.
Il telefilm, che ha debuttato il 28 settembre 2006 sul network statunitense ABC e viene trasmesso in 41 paesi del mondo, non è mai riuscito a decollare nel nostro paese e la scorsa settimana è stato impietosamente retrocesso in seconda serata. La prima serie ha esordito su Italia 1 nel maggio del 2007 e, a parte rari exploit da tre milioni di spettatori, ha galleggiato su una media di due milioni e mezzo che ha convinto più i vertici Mediaset che gli esigenti utenti nostrani. La segretaria bruttina ma sensibile e intelligente è tornata sul piccolo schermo italiano a settembre, con le ultime puntate del primo capitolo, senza decollare definitivamente come il Biscione si aspettava.
Il vero e proprio crollo è arrivato però la scorsa settimana con la seconda serie, che a dire il vero è più dinamica e interessante della prima, incapace di superare quota un milione e mezzo di spettatori e ferma a poco meno del 7% di share. Per comprendere questi numeri basta pensare che il Dottor House, che negli Usa non fa assolutamente paura alle comiche vicende di Betty e della redazione di Mode, viaggia qui su una media superiore al 20% di share.
Il fatto che poi a sette giorni dallo spostamento Betty sembra aver trovato la sua dimensione dalle dieci e mezza in poi, tornando su un dignitoso 11% di share, non placa la curiosità di chi si chiede cosa in questo prodotto pieno di ironia e sagacia non sia piaciuto ai telespettatori italiani. Il dubbio è che Ugly Betty sia “troppo” per il pubblico italiano, ancora legato alla struttura lineare del teen-drama e incapace di osare con prodotti osannati dal pubblico statunitense come Heroes.
La regia e dialoghi sono incalzanti e storia e personaggi ricordano quelli di un fumetto. Forse troppo. Colori sgargianti, personalità sopra le righe e vere e proprie macchiette, come Justin Suarez (Mark Indelicato), Wilhelmina Slater (Vanessa L. Williams) e Marc St. James (Michael Urie), lo rendono un prodotto dal target non del tutto immediato. Non è ovviamente dedicato ai più piccoli, come potrebbe sembrare di primo acchito, e forse neanche agli adolescenti tutti Smallville e Dawson’s Creek.
Il pubblico adatto è quello adulto amante, appunto, del fumetto e dell’ironia. Quel pubblico che ha intercettato Buffy e Roosvelt e che ha mancato clamorosamente Heroes.
Lasciamoci con una curiosità : il pendente con la “B” indossato da Betty è lo stesso di Anna Bolena, regina d’Inghilterra, nella serie I Tudors. Questo particolare, dati i deludenti ascolti della serie in costume, si è rivelato un cattivo amuleto nel tentativo di catturare l’attenzione degli spettatori tricolori.
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1. sanjai ha scritto:
31 luglio 2008 alle 10:13