Il nuovo telefilm con l’attrice che faceva Ally McBeal!, questa l’esclamazione che probabilmente ha accompagnato la maggior parte dei commenti al telefilm trasmesso su Fox Life di Sky Italia e che si prepara a fare il suo debutto su Raidue. Ma Brothers and Sisters è molto di più di questo.
Oltre alla partecipazione di una visibilmente invecchiata e, non ce ne voglia, aiutatasi con qualche ritocchino Calista Flockhart, questa serie si distingue per un’ottima strategia narrativa, per l’utilizzo di meccanismi rodati che hanno portato il formato del telefilm ai fasti che conosciamo e per l’introduzione di temi di forte impatto sociale e di estrema importanza.
Le vicende narrate sono quelle della famiglia Walker, famiglia in senso allargato perchè oltre ai cinque figli di Nora Holden Walker e William Walker si avvicendano amanti ventennali, figli illegittimi, nipoti, mariti, ex mariti e promessi sposi in un vortice che risulta tutt’altro che caotico o forzato, ma caratterizza ogni personaggio nella sua individualità e nell’interazione con gli altri. Brothers and Sisters ha il pregio di non cadere nella trappola Settimo Cielo e di non far ruotare le vicende di ogni fratello, o sorella, attorno a quella degli altri. Ogni micronucleo familiare vive di vita propria e i percorsi emozionali di uno o dell’altro personaggio sono totalmente indipendenti.
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Senza entrare troppo nello specifico della trama, che merita di essere apprezzata episodio per episodio, è doveroso sottolineare il ruolo che gioca sullo sfondo il contesto politico statunitense attuale: la corsa per le elezioni presidenziali, con tutti quegli affascinanti meccanismi che caratterizzano le loro campagne elettorali, e la guerra in Iraq, le quali contraddizioni non sono evidentemente un’eco vissuta solo all’estero. Lo scontro tra democratici e repubblicani è in questo telefilm molto presente, ma non in modo pesante; è spesso velato, ma di immediata comprensione. A beneficiarne di questo scontro politico formato narrativo è innanzitutto il tema della guerra, affrontato specularmente e senza premere in un verso o nell’altro: da una parte il patriottismo a stelle e strisce che abbiamo imparato a conoscere in molti film e telefilm, impersonato da Justin Walker (Dave Annable) che lo vive in prima persona, e dall’altra quella parte di America che non ne può più, ben rappresentata dal resto della famiglia. Altra questione affrontata è quella dell’omosessualità : il fratello gay Kevin Walker (Matthew Rhys) la introduce con naturalezza, in totale assenza di stereotipi e senza ricamarci sopra. Le sue vicende sentimentali e il rapporto con il cognato Robert McCallister (Rob Lowe), candidato alla presidenza, e le sue idee politiche fanno il resto. In questo caso il ruolo della famiglia diventa un esempio, forse utopico, di totale indifferenza, con l’accezione positiva che il termine può avere, in merito alla questione.
Tanta carne al fuoco e interessante il modo in cui viene trattata. Gli episodi sono densi di avvenimenti e meritano di avere un ampio seguito. La speranza è che Raidue tratti il prodotto come meriti, senza violenze dovute a necessità di palinsesto.
1. diabolik0 ha scritto:
3 luglio 2008 alle 20:17