8
settembre

Buoni o cattivi: Veronica Gentili va oltre «Lucignolo» (ma eccede sui contenuti)

Buoni o cattivi, Veronica Gentili

Le baby gang, il dramma della droga e quello della violenza di gruppo. Il degrado economico e quello sociale. Il bullismo, le discriminazioni. , il nuovo programma di Italia1 condotto da , al suo debutto ha messo tantissima carne al fuoco. E le fiamme non sono mancate. “Stasera scoprirete che quello che per molti è l’inferno, per altri è la normalità“, ha non a caso spiegato la narratrice all’avvio della trasmissione, introducendo gli argomenti caldi al centro della puntata. 

Le suddette tematiche, peraltro, sono state presentate con un’enfasi che ad alcuni avrà ricordato i lanci dell’ormai storico rotocalco Lucignolo (i più giovani, qui, dovranno ricorrere agli archivi di Italia1). In effetti, la volontà di raccontare le trasgressioni e le illegalità di un certo mondo underground – o quanto meno sconosciuto ai più – ha suscitato un effetto déjà-vu. Allo stesso tempo, però, il nuovo programma ha seguito una propria specifica impostazione, alternando momenti di intervista a un ospite ad altri di inchiesta on the road.

Nella prima puntata, a essere intervistato da Veronica Gentili è stato il rapper Emis Killa. Accomodato su un divano accanto alla giornalista, il rapper si è confidato ammettendo (e in alcuni casi rivendicando) alcuni suoi comportamenti del passato sul filo dell’illegalità. “Non ho mai avuto grossi guai con la legge, sono stato fortunato e intelligente da abbandonare presto quel treno“, ha affermato il cantante nella lunga conversazione che ha puntellato le quasi tre ore di trasmissione. La testimonianza del rapper è risultata particolarmente adatta a incorniciare il racconto crudo e senza filtri sulle baby gang ma ha avuto meno corrispondenza con le storie altrettanto forti dedicate al tema del bullismo.

Al netto della buona fattura dei “docu-film”, realizzati attraverso le voci degli stessi protagonisti, la trasmissione di Italia1 ha pagato lo scotto della corposa durata, che ha sottoposto lo spettatore ad una quantità impegnativa, per quanto sovrabbondante, di stimoli. Le intense storie di Diana, giovane studentessa bullizzata, e la commovente testimonianza di Paolo, padre di Carolina, morta suicida a 14 anni per un suo video messo sul web a sua insaputa, avrebbero ad esempio meritato uno spazio a sé per essere metabolizzate nella loro forza d’impatto. E così anche la vicenda di Genny, ex spacciatore, oggi impegnato nel volontariato.

L’accostamento tra l’intervistato unico e le storie, che doveva essere il perno del nuovo progetto tv, si è rivelato invece l’aspetto più fragile di un programma nel complesso valido per la consistenza dei suoi contenuti. In questo senso, anche il ruolo di Veronica Gentili è rimasto costantemente in bilico tra quello di intervistatrice da studio e quello di narratrice d’inchiesta. Un vero trait d’union, diversamente, lo si sarebbe per esempio ottenuto registrando le reazioni dell’ospite alle vicende raccontate.

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