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luglio

Rai, Fabrizio Salini intona l’addio: «Ho portato cultura e documentari. Sanremo scommessa vinta. Avrei voluto Zalone»

Fabrizio Salini

Alcune cose si potevano fare meglio, ma la Rai oggi è più solida“. non azzarda una promozione a pieni voti, ma difende il proprio operato e rivendica le proprie scelte. Al termine del proprio triennio alla guida dell’azienda di Viale Mazzini, l’ormai ex AD ha espresso soddisfazione dalle pagine del Corriere. “Ho parlato poco, ho preferito lavorare” ha detto con un certo orgoglio, sebbene l’operato della sua governance sia paragonabile alla proverbiale montagna che partorisce un topolino

Ho portato in Rai più cultura, più documentari. Ho puntato sull’offerta digitale, Rai Play, su cui c’era tanto scetticismo: oggi è una piattaforma con contenuti originali aperti al grande pubblico

ha elencato Salini, citando l’avvio con Viva Rai Play! di Fiorello, Ossi di Seppia, l’Altrofestival e l’arrivo sulla piattaforma dei The Jackal. Su Rai Play, al netto del lavoro svolto  (iniziato prima del suo arrivo), andrebbe però aggiunto che anche il servizio pubblico ha beneficiato di un generale aumento della fruizione dei contenuti online, favorito peraltro dall’ultimo anno di pandemia. E in ogni caso il successo dei prodotti originali di Raiplay è davvero esiguo. Più problematico il comparto delle news online che accusa una certa arretratezza rispetto a quello dei competitor europei. “C’è un progetto pronto al riguardo. Basterà girare la chiavetta” ha però assicurato Salini, consapevole del divario in materia.

Le maggiori conquiste, però, l’ex AD (per la cui successione il governo ha indicato il nome di Carlo Fuortes) le rivendica sul fronte della tv lineare. “Abbiamo rinnovato il daytime di Rai1” dice, parlando di risultati “molto positivi” nell’ultimo semestre. E poi il capitolo Sanremo: una scommessa “vinta.

Faceva parte di un percorso per mettere al centro musica e giovani. La vittoria dei Maneskin, anche all’Eurovision, e il loro primato nelle chart internazionali premia il lavoro di Amadeus e Fiorello. Tre anni fa nessuno ci avrebbe creduto

ha detto Salini, del quale però dobbiamo anche ricordare il profilo bassissimo – quasi silente – nei giorni in cui Amadeus cercava di far fronte alle incertezze sulla fattibilità dell’ultimo Festival andato in scena senza pubblico in sala. Sul caso Fedez, altro episodio caldo degli ultimi mesi, il top manager ha ribadito l’assenza di censure. “Ci sono linee editoriali da seguire, ma controlli preventivi mai“.

Infine, qualche rimpianto (perché “alcune cose si potevano fare meglio”) e una considerazione sulla durata del mandato: “troppo breve”. Al Corriere, Salini ha pure ammesso di non essere riuscito a portare in Rai Checco Zalone, “un personaggio davvero unico.  L’ultimo rammarico di un triennio in cui si sono registrati sì tentativi di riforma ma in realtà senza un effettivo cambiamento ottenuto.

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