9
marzo

Sanremo, Willie Peyote si scusa coi colleghi: «So di essere una testa di ca**o. Talvolta il microfono dovrebbero spegnermelo»

Willie Peyote

Willie Peyote

Francesco Renga ha cagato sul microfono. A un certo punto sembrava Aiello” mentre è stata ruffiana la scelta di Ermal Meta perché “stai cantando Caruso il giorno del compleanno di Lucio Dalla“. Frasi, decisamente scorrette, pronunciate da Willie Peyote, fresco vincitore del premio della critica Mia Martini al Festival di Sanremo 2021, nei riguardi dei suoi colleghi. Per tale motivo, nelle scorse ore, il cantante è stato costretto a scusarsi con i suoi colleghi.


Attraverso una serie di storie pubblicate su Instagram, Willie ha chiesto pubblicamente scusa ai colleghi che ha offeso nel corso di un programma su Twitch, pur specificando di avere già chiarito con loro in sede privata:

Ci tenevo a mettere il punto su determinate questioni che sono venute negli ultimi giorni giorni, ho lasciato passare un attimo perché mi sembrava più opportuno essere lucido. Ci tengo a specificare che, però, con i diretti interessati mi sono già fatto vivo domenica mattina, appena sono stati resi pubblici i video del programma su Twitch, con alcuni ho già chiarito, con altri spero di farlo nei prossimi giorni. Ovviamente mi rendo conto che alcune frasi non sono propriamente delle uscite felici ed è quindi  giusto che quando dici una minchiata la gente te lo faccia notare”.

Tuttavia, Guglielmo Bruno (il suo nome all’anagrafe), pur sottolineando di non volere giustificarsi in alcun modo, ha precisato che quelle frasi sono state pronunciate in un contesto goliardico:

So di essere una testa di ca**o e di essermi lasciato sfuggire, tra l’altro con le parole peggiori possibili, determinati commenti che potevo risparmiarmi. Sono stati detti nell’ambito di un programma con amici, comici, che voleva commentare Sanremo con un fare piuttosto goliardico, come se fossimo a casa, per alleggerire un po’ la tensione del Festival visto da dentro e da fuori contemporaneamente. Però mi rendo conto che questo non vuole essere una giustificazione, più che altro contestualizzare la cosa“.

Infine non fa ammenda completa ammettendo di non sapere se, in futuro, ricadrà o no in un simile errore:

Niente, so di essere una testa di ca**o e talvolta il microfono dovrebbero spegnermelo. Cercherò di farci attenzione, ma non sono certo di poter garantire di non dire più nessuna minchiata nella mia vita. Quello che è giusto fare è assumersene le responsabilità come ho fatto e come cercherò di fare sempre. E quindi niente. Perdonatemi”.

Scuse, insomma, che sanno di facciata e non di reale “pentimento”.



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