7
marzo

Sanremo 2021, Willie Peyote: «La D’Urso ha condiviso la mia performance, quindi il pezzo non è stato capito!»

Willie Peyote

Willie Peyote

Willie Peyote senza freni. Dopo le polemiche scatenate da alcune sue dichiarazioni sui colleghi in gara al Festival di Sanremo 2021, durante la Conferenza Stampa di questa mattina il vincitore del Premio della Critica Mia Martini, assegnato dalla Sala Stampa, ha citato Barbara D’Urso, dicendo che evidentemente non ha capito il senso del suo pezzo Mai dire Mai (La Locura), se l’ha condiviso sui social. 

Ieri ho visto la D’Urso che condivideva la mia performance, quindi sono consapevole che non l’abbiano capito il pezzo, questo mi pare evidente. Ma va bene così in realtà, fa comunque ridere, il gioco era un corto circuito, se uno viene e si prende in giro è normale che poi qualcuno capisca e qualcun altro no e va bene così (…) Cosa capiscono gli altri non è così importante, quando pubblichi un pezzo diventa degli altri e ognuno capisce quello che vuole e va bene così fondamentalmente”

Queste le parole rivolte da Guglielmo Bruno (questo il suo vero nome) ai giornalisti, parole evidentemente provocatorie rivolte non solo alla conduttrice. Per capire fino in fondo la questione, occorre però fare un passo indietro: ieri sera la conduttrice aveva postato sui suoi social il video dell’esibizione sanremese di Willie Peyote accompagnandolo con le parole “Schiavi del Live” e vari emoticon; in realtà il brano recita “Siamo schiavi dell’hype, non ti servono i programmi se il consenso ce l’hai, riapriamo gli stadi ma non teatri né live”. Il cantante, nel ripostare quella storia d’ursiana su Instagram, l’aveva commentata con un eloquente: “La famosa comprensione del testo“, a sottolineare l’errore fatto dalla D’Urso, ma lei ha ripostato anche quel commento senza colpo ferire.

Il testo della canzone (clicca qui per leggerlo tutto) parla dell’approccio alla cultura in Italia e delle sue contraddizioni, ironizzando sul valore stesso delle “musichette” del Festival, dei problemi causati dalla pandemia nel mondo dello spettacolo e, più in generale, della spettacolarizzazione e di “piazzisti, impostori e cialtroni” che a chi canta fanno “schifo“.



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