8 a Matilda De Angelis. La prima valletta della settantunesima edizione del Festival si presenta sin da subito a carte scoperte: non vuole essere la bellona muta o dipendente dal gobbo e non perde tempo con le smancerie di rito. Supera a pieni voti la prova sanremese grazie ad un fare spontaneo, ad un eloquio brillante e ad una personalità interessanti. Prada delude per i look. Veloce come il vento.
7 a all’apertura del Festival di Sanremo 2021. Amadeus e Fiorello esorcizzano lo spauracchio di una platea vuota. Non glissano, non fanno finta di niente, non evitano ma cavalcano la nefasta circostanza. Show must go on.
7 all’emozione di Fedez. E’ la star di questo Festival, consapevole di esserlo, e anche per siffatta ragione sente la tensione più di tanti altri. La performance è lucida ma non al punto da celare l’emozione che arriva al pubblico e fa breccia più del suo brano. Leone e agnello.
7 – alla prima serata del Festival di Sanremo 2021. Non era facile portare a casa questa edizione, Amadeus ci è riuscito lavorando sul modello collaudato lo scorso anno. Le novità più significative arrivano dal cast fisso della serata inaugurale mentre per quanto riguarda le canzoni il livello complessivo si attesta come discreto, nessuna però ha fatto il botto alla prima. Effetto wow che anche gli ospiti Diodato e Loredana Bertè non riescono a dare. Del resto, l’evento è l’esser andati in onda. Normalità è la nuova trasgressione.
7 ai Maneskin. Il palcoscenico di Sanremo non snatura la band lanciata da X Factor che rappresenta la quota ‘energy’ al Festival. Aspettiamo qualche colpo di scena per i prossimi giorni. Buoni.
6 + a Fiorello. Lo showman alterna gag riuscite – come quelle d’apertura o il duetto con Amadeus – ad altre evitabili (le dita dei piedi). Non ha bisogno di tempi lunghi per dare il meglio di sè, basta uno sguardo, una battuta. Less is more.
6 a Colapesce e DiMartino. Dati per favoriti, avevano concentrato le attese su di loro. Eppure, sul palco dell’Ariston, l’orecchiabile brano dalle sonorità anni 80 non spacca. Soltanto noni per la giuria demoscopica. Mai cantar vittoria.
6 – a Zlatan Ibrahimovic. Se il gioco delle parti è inevitabile (del resto la fama di duro del calciatore sembra meritata), si potrebbe almeno lavorare sulle gag. Trovare modi imprevedibili per raggiungere l’imprevedibile. Ritenta.
5 a Max Gazzè. Chiunque spezzi la liturgia sanremese è benvenuto, nel suo caso però è tutto nella norma come la sua canzone, ottava per la giuria. L’eccezione è una regola.
4 ad Achille Lauro. Al netto dell’appariscente costume e delle lacrime di sangue, della sua performance è rimasto ben poco. Avrà un significato profondo? Forse, ma se il modo con cui comunichi impedisce la comprensione del messaggio riduci il tutto ad un esercizio di stile. Autocompiacimento.
1. AscoltatoreSanremo ha scritto:
3 marzo 2021 alle 12:27