Il crollo del Ponte Morandi e la successiva ricostruzione come simboli di una città e di una nazione che resistono alle crisi più dure. E rinascono nonostante le difficoltà. History Channel ha scelto una chiave di lettura interessante e aperta alla speranza per il suo documentario dedicato alla drammatica vicenda che ha segnato Genova, in onda questa sera – 15 febbraio – in prime time (canale 407 di Sky). A distanza di oltre due anni dalla tragedia, certe immagini hanno ancora un forte impatto emotivo.
Dalla progettazione alla inaugurazione, il documentario – intitolato “Genova: Il ponte della rinascita” – ripercorrerà le diverse tappe della realizzazione del nuovo Ponte San Giorgio, ideato da Renzo Piano, soffermandosi sul lavoro che centinaia di persone, tra ingegneri, tecnici e operai, hanno svolto in condizioni molto complesse, se si considera anche lo scoppio della pandemia. L’emergenza Covid ha infatti messo ulteriormente alla prova l’opera di costruzione e anche questo aspetto verrà sottolineato nel contributo televisivo che abbiamo visionato in anteprima.
A partire dal catastrofico evento del 14 agosto 2018, History ha raccontato il dolore dei sopravvissuti e dei parenti delle vittime, ma anche l’impegno delle istituzioni e lo stato d’animo dei genovesi colpiti nel cuore della loro città. Tra le voci raccolte, quelle dell’architetto Renzo Piano e degli ingegneri che hanno lavorato al nuovo viadotto. Pur nell’ambito di un linguaggio documentaristico (e dunque piuttosto essenziale), il programma tocca corde sensibili nella parte finale, quando il nuovo ponte viene presentato come simbolo della “forza d’animo dell’Italia”.
Va considerato che il documentario è stato pensato per un pubblico internazionale e quindi alcuni passaggi risulteranno forse troppo didascalici per l’uditorio italiano, che invece conosce da vicino l’argomento. D’altra parte, è però interessante osservare come la vicenda venga presentata alla platea straniera: per una volta, il nostro Paese ne esce bene. Pur nelle criticità (vengono ad esempio sollevati dubbi sulla manutenzione delle nostre infrastrutture stradali), l’Italia ha una forza di reazione non invidiabile a nessuno.