Dal Tar del Lazio, cattive notizie per la Rai. Il Tribunale ha infatti rigettato il ricorso del servizio pubblico contro la delibera Agcom che intimava all’azienda di cessare le pratiche giudicate non trasparenti e discriminatorie nella vendita degli spazi pubblicitari. Il cosiddetto “dumping“. I giudici hanno ritenuto inammissibile il ricorso principale e respinto i motivi aggiunti.
Il caso oggetto del contendere risale al 2019, quando Agcom aveva comminato a Rai una maxi-multa da 1,5mln per “violazioni degli obblighi di contratto di servizio da parte della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo”. La sanzione era stata poi sospesa dal Tar in estate valutando anche le circostanze della pandemia.
I giudici – spiega l’Ansa – hanno ritenuto che l’oggetto dell’indagine Agcom “non costituisce un’indebita compressione della libertà di iniziativa imprenditoriale in capo alla società ricorrente, avendo di mira che, in ragione dello svolgimento di compiti di verifica espressamente previsti dal contratto di servizio, l’attività di raccolta pubblicitaria sia effettuata secondo i principi e i limiti che caratterizzano lo statuto della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo”. Inoltre, “l’esercizio del controllo corrisponde alle prerogative che l’ordinamento assegna all’Autorità (Agcom, ndDM) in tema di servizio pubblico radiotelevisivo”.
Nel giudizio ha partecipato ad adiuvandum anche Mediaset, in opposizione al ricorso. L’azienda di Cologno, del resto, aveva sempre mostrato una particolare sensibilità sul tema: nel novembre 2018, ad esempio, il Presidente di Mediaset Fedele Confalonieri aveva apertamente accusato il servizio pubblico di fare dumping (“La Rai non può svendere la propria merce con sconti del 90-95 per cento, solo perché ha la riserva del canone” aveva attaccato) appellandosi proprio alle autorità di garanzia.
Dopo l’esito non favorevole arrivato dal Tar del Lazio, all’azienda di Viale Mazzini resta la possibilità di fare ricorso in Consiglio di Stato.