L’AD Rai Fabrizio Salini lo aveva anticipato: nel 2021 l’azienda di Viale Mazzini andrà incontro a “rilevanti interventi di razionalizzazione“. Leggasi tagli e misure di austerità. Secondo le stime, l’operazione dovrà assicurare risparmi per 67 milioni di euro andando a colpire più fronti di spesa, compresi gli straordinari e le maggiorazioni in busta paga per i dipendenti.
A fornire i numeri della manovra è la stessa Repubblica, secondo cui la “razionalizzazione delle componenti variabili” – come i già citati extra sui compensi – comporterà minori uscite per 28 milioni di euro (entro settembre) e per 32 milioni (entro dicembre). Quest’ultimo dato, che misura l’impatto economico complessivo dei tagli al costo del personale nel 2021, terrà conto anche dei benefici (per 9 milioni di euro) dei piani di incentivazione all’uscita dei lavoratori più anziani.
Altre fonti di risparmio saranno costituite dai tagli ai “costi esterni di staff”. I risparmi, in questo caso, saranno di 13 milioni di euro entro dicembre. E se – come si stima – lo smart working dovesse prolungarsi fino a settembre, la Rai potrà risparmiare altri 2 milioni di euro nell’anno riducendo l’affitto di immobili. Anche i palinsesti verranno investiti dalla razionalizzazione: le correzioni al risparmio sui programmi dovrebbero garantire ulteriori economie per 15 milioni.
Per quanto possibile si tenterà di risparmiare anche sugli eventi sportivi come il Giro d’Italia, sul quale la Rai punterebbe a pagare meno i diritti, scaduti a dicembre scorso. Va però considerato che – per contro – lo slittamento al 2021 degli Europei di Calcio e delle Olimpiadi di Tokyo graverà non poco sulle casse dell’azienda (si stimano costi per 137 milioni di euro).
Sempre secondo Repubblica, il percorso di razionalizzazione già iniziato nel 2020 ed incrementato con l’anno nuovo alla fine dovrebbe garantire alla Rai un beneficio complessivo di 178 milioni di euro e di 183 milioni (come posizione finanziaria netta). Numeri che andranno comunque raffrontate alle perdite non preventivate dovute alla calo delle entrate pubblicitarie e dei canoni speciali pagati da hotel, ristoranti, negozi.