Nella Rai a cinque stelle non c’è posto per Michele Santoro. Per lui, sotto sotto, erano meglio i tempi di Berlusconi: quelli del suo massimo successo mediatico. Tornando a farsi sentire dopo mesi di silenzio, il giornalista ha denunciato di aver offerto al servizio pubblico – ma senza successo – un documentario sul tema della manipolazione social. Tale circostanza lo ha spinto a sfogarsi contro l’azienda: “Non è la prima volta che mi trovo di fronte a una dimostrazione così grave di ottusità” ha attaccato l’ex conduttore.
In una lettera rivolta ai lettori di Huffinghton Post, MicroMega e TPI – testate che proporranno il documentario “I Fili dell’Odio” dal 2 dicembre – Santoro ha avuto modo di rispolverare le proprie critiche all’emittente pubblica. Stavolta nel mirino di Michele sono finiti anche i Cinquestelle, da lui riconosciuti come i referenti politici dell’attuale governance Rai.
“È inconcepibile che la situazione sia ancora questa dopo che Beppe Grillo, autore di clamorose denunce contro la censura, ha portato il suo Movimento al governo e i Cinque Stelle hanno addirittura potuto decidere il nome dell’Amministratore Delegato della Rai e dei Direttori di reti e telegiornali. C’era da aspettarsi un Rinascimento della principale azienda culturale del Paese. Ci troviamo invece di fronte a un conformismo che non ha uguali perfino nella stagione monopolistica del Cavaliere“
ha attaccato Santoro, dipingendo una Rai addirittura peggiore a quella del cosiddetto editto bulgaro (concetto, questo, ribadito all’AdnKronos).
“Ad eccezione di Report, mai le trasmissioni di approfondimento giornalistiche della Rai sono state così insignificanti e con ascolti così bassi, mai la satira così assente, mai i telegiornali così omologati“.
Il giornalista aveva proposto all’AD Rai Fabrizio Salini di acquisire “a titolo gratuito quasi un decennio di programmi nati sulla spinta di centomila sottoscrittori di cui detengo i diritti“. Tra essi – ha precisato – c’erano anche film, documentari e trasmissioni come quella a cui partecipò Silvio Berlusconi nel 2013. “Ho posto come unica condizione che RaiPlay ne organizzasse la fruizione con tutti gli altri programmi da me realizzati in Rai” ha spiegato l’ex conduttore, lamentando il fatto che ad oggi le puntate del suo Annozero non siano disponibili su RaiPlay.
Di recente, Santoro ha deciso di chiudere la propria casa di produzione ZeroStudio’s dal momento che – negli ultimi tempi “non si sono presentate utili opportunità editoriali e televisive che potessero permettere la realizzazione di produzioni valide anche dal punto di vista economico finanziario“. Una situazione di cui l’ex mattatore dei talk show ha in parte incolpato la politica:
“C’è chi ha titolato ‘Nessuno vuole Santoro‘. Un titolo depistante visto che ho ricevuto inviti a partecipare come ospite praticamente da tutte le reti televisive esistenti e li ho rifiutati. Se ne potrebbe ricavare che anche il pubblico non sia così d’accordo con la mia assenza dal palinsesto. Sarebbe stato più corretto scrivere ‘Nessun Partito vuole Santoro‘ dato che con due governi diversi l’atteggiamento della Rai nei miei confronti non è cambiato“.
1. PeppaPig ha scritto:
28 novembre 2020 alle 07:18