Il legame tra la lingua italiana e il piccolo schermo ha radici antiche, basti pensare a Non è mai Troppo Tardi, programma degli anni ‘60 nel quale Alberto Manzi insegnava agli italiani a leggere e a scrivere. Più di recente, a dare nozioni e chiarimenti in tv ci ha pensato il professor Francesco Sabatini nel suo Pronto Soccorso Linguistico a Uno Mattina in Famiglia, ma dalla scorsa settimana nella domenica mattina di Rai 3 ci sono Le Parole per Dirlo.
Il programma, trasmesso a partire dalle 10.20, affronta a tutto tondo il rapporto degli italiani con la propria lingua, le commistioni con quelle straniere, gli errori più frequenti e l’introduzione di neologismi nel vocabolario. Il tutto, che sulla carta potrebbe sembrare sì interessante ma anche un po’ noioso, diventa godibile per merito di alcuni aspetti del format, che funzionano.
Innanzitutto, ripercorrere nella prima puntata la storia degli scivoloni nel linguaggio televisivo ha permesso di rivedere delle “chicche” entrate a pieno titolo nella storia della tv, momenti “altissimi” di puro trash (come la lite Pappalardo-Zequila a Domenica in), quasi ipnotici, che hanno creato un contrasto curioso con il clima davvero alto della discussione. Così come la presenza in collegamento di alcuni studenti, con i loro quesiti agli esperti, ha reso il tutto attuale e non ancorato in un tempo senza tempo, come spesso accade quando il piccolo schermo tenta di elevare i propri contenuti.
Singolare poi che al timone della chiacchierata – che può contare sulla presenza fissa dei linguisti Valeria Della Valle e Giuseppe Patota nonché di un ospite illustre a puntata – non ci sia un maturo e serio giornalista ma un’avvenente attrice napoletana, Noemi Gherrero, che si impegna al massimo per mostrarsi preparata ed essere all’altezza del salotto che gestisce. La sua è una conduzione ancora un po’ acerba che, però, si sposa con questo quadro che modernizza un tema antico ma evidentemente non antiquato.
1. Gianni ha scritto:
26 ottobre 2020 alle 21:20