Rai Cultura prova a raccontare il passato italiano non soltanto attraverso documenti, testimonianze e immagini di repertorio, ma anche attraverso la fiction. E’ partito ieri in prima serata su Rai Storia un nuovo progetto in sei puntate, Il Segno delle Donne, in cui altrettante attrici italiane impersonano figure femminili che hanno fatto la storia del nostro Novecento, e le raccontano in un’intervista fittizia ma fatta di parole pronunciate davvero dalle stesse, e ritrovate in lettere, diari e discorsi pubblici. Funziona, ed è convincente.
Protagonista della prima puntata un’algida Sonia Bergamasco, l’attuale Livia de Il Commissario Montalbano, che ha portato in scena Margherita Sarfatti, primo critico d’arte donna in Europa, scrittrice e giornalista legata sentimentalmente a Mussolini. Intervistata dalla storica e critica d’arte Rachele Ferrario, l’attrice ha ricostruito la vita della donna, cercando di riprodurne anche il temperamento, immedesimandosi in lei e lavorando sulla persona più che sul personaggio.
Un confronto tra verità e finzione che è risultato originale ed interessante, diverso dai normali biopic che la Rai è solita offrire, supportato però da continui interventi a margine di storici e critici d’arte che commentavano la figura della Sarfatti, distraendo lo spettatore dall‘intimità del faccia a faccia, che avrebbe meritato più tempo. Perchè era quello il cuore del racconto (realizzato da Anele e Rai Storia).
Dopo la Bergamasco toccherà a Matilde Gioli, che sarà l’attrice teatrale e cinematografica Vera Vergani e ad Anita Zagaria, nei panni della fondatrice del Movimento dei Focolari Chiara Lubich. E poi, ancora, ad Eleonora Giovanardi (Ondina Valla, prima donna italiana a vincere una medaglia d’oro alle Olimpiadi), Monica Nappo (l’attivista politica Adele Faccio) e Pamela Villoresi (la poetessa e scrittrice Lalla Romano).