L’ambiente Ares “io l’ho frequentato tanto”. Adua Del Vesco “la conosco da quando ancora non aveva cambiato nome” (in realtà si chiama Rosalinda Cannavò). Con Massimiliano Morra “ci ho lavorato insieme, abbiamo condiviso il set” e nell’ultimo suo film “ero dietro la macchina da presa”. A parlare è Sergio Arcuri che, dunque, conosce bene i protagonisti principali dell’AresGate. E’ il fratello di Manuela Arcuri, nonché attore in molte fiction targate Alberto Tarallo (L’Onore e il Rispetto, Caterina e le sue Figlie, Pupetta e Furore, tanto per citarne alcune).
“Quello che c’è sempre stato era un ‘clan’, nel senso che si viveva come una grande famiglia”
dichiara Arcuri a Fanpage.it. Da Tarallo, dice, arrivavano consigli più che richieste; parla di un “gioco delle parti” che finché c’è stato ha fatto comodo a tutti:
“Lasciamo perdere le sette perché si tratta di sciocchezze. Ma che in Ares ti potessi affidare totalmente ad Alberto Tarallo e a Teo (Teodosio Losito, ndDM), andando a vivere a casa loro, seguendo quello che ti dicevano loro, e poi loro ti indirizzavano per farti diventare quello che ritenevano fosse l’attore giusto per le fiction, questo è vero. C’erano questi attori, soprattutto quelli sconosciuti, che si affidavano a Teo e Alberto e loro li ospitavano, gli spiegavano come si dovevano vestire, gli dicevano di mettersi a dieta (…) non tutti quelli che lavoravano in Ares da protagonisti – non è successo a me, non è successo a mia sorella – andavano a vivere da Tarallo. Se ne avevi bisogno e glielo chiedevi, ti ospitava molto volentieri”.
E così avrebbe fatto Adua Del Vesco:
“Adua era una giovane ragazza che veniva dalla Sicilia, per venire a fare le cose in Ares prendeva l’autobus, e nel giro di pochissimo tempo è diventata la protagonista. In una prima fase, che non so quanto sia durata, era contentissima di quanto aveva avuto e di quello che Ares, e Tarallo nello specifico, le avevano dato. Mi ricordo la questione del cambio del nome, per esempio. Mi disse che non era per niente contenta di chiamarsi Adua Del Vesco, perché era un nome, come diceva lei, ‘vecchio’ e lei era una ragazzina, aveva 20 anni, forse anche meno. ‘È un nome vecchio, non mi piace per niente. Però va bene, lo cambio se è una cosa che mi serve per la mia carriera‘, mi disse”.
Anche lui fu invitato a cambiare nome perché “chiamandomi ‘Arcuri’ mi avrebbero sempre paragonato a mia sorella. Ma io, che ero fiero del mio cognome, volli mantenerlo”, dice, così come – sempre Tarallo – gli sconsigliò di fare il Grande Fratello (e non l’ha fatto). Prende, dunque, le distanze dalle confessioni al GF Vip di Adua e Massimiliano; per Sergio i due sputano oggi in un piatto dove per anni si sono abbuffati:
“Loro sono rimasti un po’ ’sedotti e abbandonati’. Nel periodo in cui stavano in Ares, soprattutto Morra, si sentiva il nuovo Mastroianni. Poi la carriera si è arenata. Probabilmente ne attribuisce le colpe a Tarallo. Colpe che magari Tarallo ha pure, perché forse gli ha fatto fare solo un certo tipo di personaggio e non lo ha fatto studiare. Molti attori dell’Ares decidevano di non studiare perché si sentivano già arrivati (…) Adua quando è arrivata a Roma non aveva una casa. Alla fine stai in una mega villa, servita e riverita… la linea è sempre molto sottile. All’inizio era molto contenta di essere ospitata. Poi probabilmente quando è diventata famosa e ha cominciato a guadagnare soldi e indipendenza, voleva staccarsi (…) Che oggi rinneghino non mi sembra un segno di riconoscenza. Tarallo faceva un po’ il mecenate. Prendeva queste persone semi sconosciute nelle quali individuava del potenziale, come fanno le major a Hollywood. Ma con il benestare di chi era contento di lavorarci e di fare ciò che diceva Tarallo. Se non eri contento potevi tranquillamente rifiutare, non ti costringeva”.
Il ‘mondo dorato’ ha smesso di esistere con la morte nel gennaio del 2019 di Teodosio Losito, compagno di vita e nel lavoro di Alberto Tarallo:
“Io, mia sorella Manuela, la nostra famiglia, lo conoscevamo bene, come conoscevamo bene Alberto Tarallo. Lui stesso mi ha detto della morte di Teo”
spiega Sergio Arcuri. Per questo, esclude la questione dell’istigazione al suicidio, come ipotizzato dalla Del Vesco nelle sue chiacchierate con Morra:
“Li ho vissuti entrambi e ti dico che Alberto era follemente innamorato di Teo. Ricordo le carinerie, le attenzioni. Una su tutte: Losito era l’unico a figurare da autore, anche se alla scrittura delle fiction partecipava anche Tarallo. Ma Alberto, per questo amore che aveva per Teo, voleva che fosse lui a comparire e firmare le sceneggiature. E lo dico senza interessi. Teo ormai è scomparso, Alberto non lo sento più e non abbiamo alcun tipo di rapporto (…) Dopo la tragedia, un po’ perché è fallita la Ares un po’ perché ha subito questo grande lutto, non ci siamo più frequentati. L’ho sentito per il funerale e nei primi periodi, poi non ci siamo più sentiti”.
1. PeppaPig ha scritto:
1 ottobre 2020 alle 14:49