
2
luglio
Piero Chiambretti: «Non so se tornerò in tv»

Piero Chiambretti
Il Coronavirus è stata (ed è) una dura battaglia per la vita che ha visto vincitori e vinti. Ne sa qualcosa Piero Chiambretti, ricoverato d’urgenza insieme alla mamma Felicita il 15 marzo perché entrambi contagiati; lui ne è uscito vivo, lei no. Un’esperienza che lo ha inevitabilmente cambiato e che lo porta oggi a guardare con occhi diversi la TV, alla quale potrebbe anche decidere di rinunciare dopo più di 40 anni di carriera:
“Non so se tornerò in tv, e non ho ancora definito con Mediaset i programmi per la prossima stagione”
ha dichiarato il conduttore torinese a La Stampa, salvo poi precisare meglio su Instagram le proprie intenzioni professionali.
“Il titolo della stampa di oggi è inappropriato. Non lascio la tv anzi raddoppio mi tengo anche il frigo“
ha puntualizzato ‘Pierino’ sul popolare social network, postando una foto di se stesso con un sorriso caricaturale e accentuato.
Prima che scoppiasse la pandemia, era impegnato su Rete 4 con CR4 – La Repubblica delle Donne; quella del 4 marzo è stata dunque l’ultima puntata della trasmissione, che non tornerà. Dovesse decidere di ributtarsi nel ‘calderone’ del piccolo schermo, l’idea sarebbe quella di farlo con un progetto nuovo e lontano da quelli con cui ha abituato il pubblico negli anni:
“Vorrei che l’anno nuovo portasse vita nuova. Mi piacerebbe fare qualcosa che non ho mai fatto prima, di diverso. Un programma in prima serata in cui i bambini si sostituiscono agli adulti. Si dice sempre che loro saranno i grandi di domani, ma molte volte sono già i grandi di oggi. Questa di massima sarebbe l’idea. Poi si sa, la televisione è peggio del calcio: tutti i giorni si cambia idea”.
Una cosa è certa; Chiambretti, se tornerà in TV – cosa da lui non esclusa e anzi data ad intendere – non lo farà di certo per raccontare quanto gli è successo:
“Non amo rendere pubblico quello che è privato. Dietro quelle due settimane in ospedale ci sono la malattia, la morte di mia madre, il senso della vita che è cambiato, il ripensamento delle mie scelte professionali. E’ stata un’esperienza troppo personale, troppo dolorosa per farla diventare un fenomeno da baraccone”.
Rivela che la Mondadori gli ha proposto di scriverci un libro, ma la sua risposta è stata netta:
“Voi siete pazzi”.


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