Cento pagine di decreto e un progetto molto frastagliato: con queste premesse il Governo annuncia che durante il prossimo Consiglio dei Ministri sarà discussa (e forse approvata) una piccola ‘riforma’ del sistema televisivo, satellite ed internet inclusi. Novità, anticipate da Repubblica, che già dividono l’opinione pubblica e gli attori economici maggiormente investiti dal ciclone riformista che, a meno di sorprese dell’ultima ora, dovrebbero già essere applicate a partire da Natale, non dovendo passare per discussioni in Parlamento.
Beneficiando della normativa europea sulla Tv senza frontiere, che dà al legislatore facoltà di intervenire sul mercato, si cambiano sostanzialmente le dinamiche economiche, con riflessi sull’intera industria culturale. Arriva il via libera al product placement in tv: niente nastro isolante nero per coprire le etichette e possibilità sterminate per colpire l’audience attraverso la varietà di offerta televisiva. Questione controversa che giustamente impensierisce i media meno potenti e penetranti, ma che forse, a ben pensare, era solo una barriera anacronistica, specie se si pensa a tutti quei casi in cui il mascherino non riusciva comunque a non far identificare marchi profondamente radicati nella società, in alcuni casi vere e proprie icone pop.
Sul piede di guerra è soprattutto Sky, dopo mesi di accuse reciproche con Mediaset. Il progetto di riforma dei tetti pubblicitari preoccupa lo staff di Murdoch che vedrebbe ridotto del 6% il monte di affollamento pubblicitario (dal 18%/ora al 12%/ora), perdendo così terreno rispetto ai competitors dell’etere per i quali non è previsto cambiamento. Fox ha già annunciato che in caso di variazione dei propri introiti sarebbe costretta a ridisegnare l’assetto aziendale nel nostro Paese con un’inevitabile scia di licenziamenti.
Molto delusi anche i produttori indipendenti che guardano con preoccupazione al venir meno di garanzie legislative a tutela dell’industria culturale italiana, oggi protetta attraverso i vincoli posti alle reti nelle costruzioni dei palinsesti. Secondo quanto si vocifera decadrà l’obbligo di dare almeno il 10% di spazio nelle maggiori fasce di ascolto a produzioni di fiction recenti.
Novità anche per lo streaming web; il decreto vuole regolamentare quei servizi diffusi in “diretta continua su Internet”. Si vorrebbe delegare l’Autorità delle Comunicazioni a disciplinare un settore che, essendo fortemente in crescita, necessita di un sistema normativo equilibrato. Sarebbero coinvolti tutti quei siti web che trasmettono ”live” in rete. Con molta probabilità sarà necessaria l’iscrizione in un registro apposito, aprendo così di fatto ad una sorta di equiparazione con il medium tv tradizionale.
Più che le riserve dell’opposizione che parla con l’ex ministro Gentiloni di ennesima manovra poco corretta per avvantaggiare Mediaset, si dovrà valutare la possibilità di legiferazione attraverso decreto per un progetto così ampio e articolato e sicuramente non di urgenza.
1. tammaro.31 ha scritto:
17 dicembre 2009 alle 12:34