Dalle folle dei suoi concertoni agli spazi sconfinati del deserto di Atacama, Cile. E poi avanti ancora, fino a Buenos Aires. Il casino prima, la quiete ora. “Questo si chiama contrasto“. Jovanotti si guarda attorno, sgrana gli occhi quasi incredulo: anche la solitudine è una conquista. Non voglio cambiare pianeta, il docu-trip da lui realizzato e affidato a RaiPlay, è il racconto in soggettiva di un’avventura su due ruote fatta di paesaggi suggestivi e lontani, di radi incontri, ma soprattutto di pensieri e di suggestioni affidate all’occhio di una telecamerina.
Il programma, articolato in 16 mini puntate, è certamente qualcosa in più di un ‘filmino delle vacanze’. A renderlo particolare, l’unicità dei luoghi attraversati e lo spirito contagioso con cui l’artista ha intrapreso il viaggio. Inforcando la bicicletta, Jovanotti ha infatti macinato chilometri su chilometri con l’entusiasmo e la spensieratezza di un ragazzino che non vede l’ora di condividere tutto ciò che sta vivendo. Ciao mamma, guarda come mi diverto: son passati venticinque anni ma l’atteggiamento del Cherubini non è cambiato. Forse è solo maturato nelle consapevolezze.
Lungo la Panamericana, il cantante ha consegnato al pubblico spunti di riflessioni vivaci, talvolta inaspettate. Per una volta, senza ricorrere a luoghi comuni.
“Noi abbiamo perso del tutto la relazione con la natura così com’è. Per questo l’ecologia è un problema. La natura per noi è diventata un’ideologia e questo è anche pericoloso (…) Quello che io sto facendo in questo viaggio è l’approfondimento di certe domande. Risposte non ne ho, ma la domanda si mette più a fuoco“
afferma ad esempio Jovanotti in una delle sue pedalate. La prospettiva del racconto, certo, è molto ego-riferita e raramente il cantante lascia spazio al volto di altri protagonisti incontrati lungo la strada. La voce predominante (anche in termini canori) è sempre la sua. Lorenzo filma se stesso mentre sgambetta sulla sella già dalle prime ore dell’alba, mentre mangia una banana e ne assapora appieno il gusto, mentre immerge i piedi nell’oceano e poi, sulla spiaggia, ci ricorda che questo pianeta è fantastico. In effetti, quello da lui registrato in autonomia non era nelle intenzioni un documentario e non ci saremmo aspettati che lo fosse stato.
Dopo le performance davanti a migliaia di persone, il cantante si è presentato su RaiPlay in una dimensione più solitaria ma non meno creativa. L’artista ha infatti composto anche tutte le musiche utilizzate poi nel montaggio. Tra pregi di Non voglio cambiare pianeta, anche la breve durata delle puntate (attorno al quarto d’ora ciascuna), che conferisce al prodotto una fruizione agile. Sulla piattaforma web del servizio pubblico, la trasmissione si è conquistata una visibilità maggiore rispetto a quella che – per motivi legati al medium – avrebbe probabilmente avuto in tv.
Eppure, sembra evidente che l’intenzione dei vertici di Viale Mazzini sia proprio quella di portare Jova sul piccolo schermo. Con buona pace delle sperimentazioni sul web. Che l’artista, dopo aver affrontato la Panamericana, stia già pedalando in quella direzione?
1. kalinda ha scritto:
30 aprile 2020 alle 08:42