Volevo Fare la Rockstar è un esperimento nuovo per Rai 2 e in generale per la fiction italiana. Mischia, infatti, temi semplici e a tratti anche ingenui con una struttura narrativa complessa, a volte audace, creando un mix un po’ confuso ma, proprio per questo, capace di sorprendere di continuo lo spettatore.
Volevo Fare la Rockstar: una fiction originale, con interpreti acerbi
La storia è quella di tante, cioè di una madre stanca, che ha dedicato tutta la vita ai propri figli e che si sente frustrata, desiderosa di ritrovare se stessa e fare qualcosa che piaccia a lei e a nessun altro. La novità sta nel fatto che non ci troviamo dinanzi ad una cinquantenne infelice, ma ad una ragazza di neanche trent’anni, che non ha ancora realizzato nessuno dei suoi sogni e che, in fondo al cuore, non è poi così diversa dalle sue bambine.
Olivia, il personaggio interpretato da Valentina Bellè, coniuga in sé la maturità che deriva dalle troppe responsabilità alle quali è andata incontro da sola, e la follia tipica della gioventù, quella che fa sentire invincibili e spinge a tentare grandi imprese. Come ad esempio quella di diventare una rockstar mentre fai tre lavori diversi, devi mantenere una famiglia e non hai i soldi per pagarti neanche la sala prove.
Le sue contraddizioni sono le stesse della fiction che la vede protagonista: la storia è familiare, intrisa di buoni sentimenti, ma il linguaggio sa diventare all’improvviso scurrile e, tra un risveglio pasticciato e qualche scena ambientata a scuola, fanno capolino fugaci incontri sessuali nel bagno di un locale. E, sulla stessa lunghezza d’onda, il principe azzurro che donerà il sorriso ad Olivia non sarà un musicista bello e impossibile, ma un imprenditore sfortunato con qualche chilo in più e un carattere tutt’altro che socievole (Giuseppe Battiston).
Le contraddizioni caratterizzano dunque tutto il prodotto, che racconta con ironia storie di bambini, di adolescenti, di trentenni ma anche di adulti in piena crisi esistenziale, che, al pari della protagonista, cercano di affermare se stessi senza per questo rinunciare ad occuparsi degli altri.
E’ una favola romantica ed amara, con molti interpreti acerbi e dunque non perfetta, ma nel complesso leggera e quantomeno originale.
1. Srich ha scritto:
7 novembre 2019 alle 13:19