30
giugno

Chiusi per Flop: Linea Continua… interrotta

Linea Continua

Linea Continua

Secondo appuntamento con Chiusi per Flop, la nostra rubrica estiva dedicata ai programmi più sfortunati della tv. Trasmissioni e fiction snobbate da pubblico e critica, prontamente sospese. Dopo esserci occupati della lunga ed infelice epopea di Senza Fine, quest’oggi parliamo di Linea Continua, la risposta delle allora reti Fininvest a Chi l’ha visto?, in onda in quegli anni con enorme successo su Rai3, ed ancora oggi uno dei titoli più fortunati e longevi della terza rete Rai (qui trenta curiosità sul programma).

Una Linea Continua…interrotta

Martedì 11 dicembre 1990 su Rete4 prende il via Linea Continua, un programma che si prefigge l’obbiettivo di aiutare, grazie alla partecipazione attiva del pubblico a casa, gente in difficoltà e pericolo, come ad esempio persone sul punto di compiere un gesto disperato, rapite o minacciate da organizzazioni criminali. La trasmissione porta la firma di Lio Beghin, storico ideatore di numerosi programmi di servizio di Rai3 come Telefono Giallo, Chi l’ha Visto?, Posto pubblico nel verde e Linea Rovente. Beghin, in rotta di collisione con la tv di Stato dopo anni di fortunati sodalizi, approda sulle reti Fininvest con la sua neonata casa di produzione Evento Tv, dando vita ad un programma in piena linea con quelli precedentemente ideati e proposti a Rai3. La trasmissione è condotta da Rita Dalla Chiesa e Andrea Barberi, e da vero e proprio programma di servizio va in onda con più finestre settimanali, rivoluzionando l’intera programmazione di Rete4. Al martedì e al sabato vengono realizzati due appuntamenti principali in onda in prima serata dalle 20.30 alle 23.00; al mercoledì e al venerdì si va in onda con degli approfondimenti dalle 22.30 alle 23.00, mentre alla domenica e al sabato si comunicano ai telespettatori gli aggiornamenti dei casi trattati in settimana con degli spazi in onda dalle 19.25 alle 19.40. La voglia di fare tv di servizio è tale che il programma viene trasmesso regolarmente in prime time anche il giorno di Natale e quello di Capodanno. Su La Repubblica del 15 novembre 1990 Beghin si dimostra entusiasta del nuovo progetto:
“La tv deve svolgere quel ruolo di comunicazione sociale, di dialogo incrociato e non di veicolo di messaggi a senso unico. Linea continua vuole il contributo del pubblico, non per trovare persone scomparse, ma per aiutare le persone in pericolo [...] il programma andrà in giro per l’Italia. Lo studio televisivo servirà solo come centro di smistamento, andremo con le telecamere laddove sono avvenuti i fatti. Tra i casi di cui si occuperà la trasmissione quelli di Mirella Silocchi e Andrea Cortellezzi, ancora nelle mani dei sequestratori, e quello della catena di omicidi avvenuta a Modena, per i quali si ipotizza uno stesso autore”.
Linea Continua per tutelarsi dagli immancabili mitomani, oltre a contare sul senso di responsabilità e sulla maturità del pubblico, si avvale di filtri doppi alle telefonate e consulenza di esperti e criminologi. Anche Giorgio Gori, all’epoca responsabile dei palinsesti Fininvest, così come Beghin, non nasconde il proprio entusiasmo e getta acqua sulle accuse di plagio, viste le similitudini con l’offerta di Rai3, che arrivano da parte del pubblico:
“Per la Fininvest significa voltare pagina: Il ruolo della tv commerciale è quello di continuare ad attingere dai grandi fatti. Per quanto riguarda il plagio, è come dire che Beghin copia se stesso. E’ più corretto identificare il suo ruolo con quello di John Barbard, che ha lavorato per Mac Laren, Ferrari e Benetton: in tutte queste auto c’ è il segno di Barnard, ma non sono copie…”.
Dello stesso parere Paolo Vasile, direttore del centro di produzione Palatino da dove il programma va in onda, che sempre su La Repubblica dichiara:
“Se la Rai in qualità di servizio pubblico ha gli autobus e le ferrovie noi faremo la funzione del taxi in una prospettiva di servizio pubblico-privato”.
Nonostante l’entusiasmo e i buoni propositi di autori e azienda, Linea Continua non riesce a suscitare interesse nel pubblico e ancor meno tra gli addetti ai lavori. Gli ascolti non riescono in prima serata a superare una media di 1.300.000 spettatori, con vistosi crolli sotto al milione in più occasioni nei restanti appuntamenti. Martedì 26 febbraio 1991, dopo appena due mesi e mezzo di messa in onda, si decide di sospendere il programma. A creare difficoltà per l’affermazione del programma c’è senza dubbio anche lo scoppio de la guerra del Golfo che, in quelle settimane e nei mesi successivi, monopolizza l’intera programmazione tv, penalizzando il resto dell’offerta televisiva. Lo stesso Paolo Vasile, come riportato su La Repubblica del 28 febbraio 1991 dichiara:
“La guerra del Golfo è una tragedia in confronto alla quale i piccoli drammi privati dei quali si occupano trasmissioni come Linea Continua diventano, evidentemente, troppo piccoli”.
Un punto di vista che Lio Beghin però condivide solo in parte. Per l’ideatore, la difficoltà più grossa nella mancata affermazione della trasmissione sta nell’identità di Rete4, a suo avviso lontana dallo stile di Linea Continua:
“Onestamente non posso dire di essere deluso dai risultati di Linea Continua. Sono, però, convinto, che Linea Continua abbia scontato in termini di ascolto la grande difficoltà di proporsi come un programma fin troppo lontano e alternativo al modello e al palinsesto di Retequattro. [...] Non sta a me giudicare i miei programmi. Penso, però, sia doveroso ammettere di aver fatto tutto il possibile in una struttura tradizionalmente chiusa a trasmissioni dagli scopi sociali, umanitari direi [...] Io debbo preoccuparmi secondo il mio ruolo di un risultato qualitativo, che credo nonostante tutto di aver ottenuto, non di un obiettivo quantitativo che spetta, evidentemente, soprattutto all’azienda Fininvest valutare e ottenere. Posso solo dire, per quanto mi riguarda, che il pubblico di Retequattro era impreparato, che io stesso ho spesso raccolto ai telefoni aperti in diretta veri e propri insulti di telespettatori che ci accusavano di aver rubato qualcosa che spettava di diritto alla Rai. Ma questo fa parte di un fenomeno che non c’entra con la popolarità di un programma, bensì con l’immagine ben identificata di una televisione”.
Un’analisi quella di Beghin in parte condivisibile. Nel 1991 i tempi per un’affermazione di una tv di servizio sui canali Fininvest non erano ancora maturi. Ci vorranno ancora diversi anni, l’arrivo della diretta, la nascita delle principali testate giornalistiche del gruppo per poter dare all’attuale Mediaset mezzi e credibilità per competere con la Rai sul fronte della tv di servizio e dar vita a programmi di successo come Quarto Grado.
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1 Commento dei lettori »

1. aleimpe ha scritto:

2 luglio 2019 alle 18:50

Secondo “Linea Continua” non era in linea con la rete 4 che era allora era tutta dedicata alle telenovele…



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