Fumata bianca (o quasi) per il taglio dello stipendio di Fabio Fazio. Dopo le pressioni arrivate negli ultimi mesi da più fronti – interni ed esterni a Viale Mazzini – il conduttore savonese avrebbe accettato di ridurre il proprio compenso annuale, come richiestogli dalla Rai. Al contempo è sceso in trattative per mantenere intatto il budget messo a disposizione dell’azienda per la produzione di Che Tempo Che Fa, che dalla prossima stagione televisiva traslocherà forzatamente su Rai2.
L’intesa sulla carta tra Fazio e i vertici di Viale Mazzini sarebbe stata raggiunta circa due settimane fa: in particolare, il conduttore avrebbe accettato una sforbiciata del 10% al suo stipendio (pari a circa 224 mila euro). Non tantissimo, visto che la decurtazione chiesta inizialmente dall’AD Fabrizio Salini e motivata dalla riduzione dei costi aziendali, sarebbe stata del 20%. Allo stesso tempo, Fabio Fazio e i suoi collaboratori hanno espresso la loro contrarietà alla riduzione del budget di 18 milioni messo a disposizione per Che Tempo Che Fa, i cui introiti pubblicitari sulla rete diretta da Carlo Freccero saranno inferiori, probabilmente per offrire ai telespettatori la stessa gamma di ospiti ‘costosi’ che lo show ospita fin dal 2003. Per questo motivo, riporta Dagospia, il nuovo accordo per la riduzione dello stipendio non sarebbe stato ancora ratificato.
Ad invocare una riduzione ai compensi del presentatore ligure era stato in primis il vicepremier Matteo Salvini, cui aveva fatto eco inaspettatamente addirittura il Presidente Rai Marcello Foa, che entrando a gamba tesa aveva parlato di compenso “molto elevato” a fronte di ascolti non aumentati.
La tanto agognata riduzione dello stipendio, ad ogni modo, arriverebbe nel momento in cui Fazio lavorerà meno: il conduttore da settembre dovrebbe andare in onda su Rai 2 soltanto una volta a settimana, “rinunciando” alle puntate che occupavano la seconda serata del lunedì sulla rete ammiraglia. Oltre al portafogli, diminuirà – insomma – anche la sua presenza televisiva. Nei fatti, dunque, non sarà una vera e propria riduzione se si considera la mole di lavoro.