Rai 1 stavolta è andata oltre, toccando il sociale con mano. L’Aquila – Grandi Speranze, di cui è andata in onda ieri sera la prima puntata, è un prodotto che racconta una pagina triste ed importante della storia italiana e lo fa in diretta dai luoghi narrati: i calcinacci, gli edifici distrutti e le strade impolverate sono i veri protagonisti della fiction e servono a mostrare un’altra parte di verità al resto dell’Italia.
L’Aquila – Grandi Speranze: un racconto drammatico ma variegato
Il tema della ricostruzione, le influenze politiche e gli interessi economici scatenati dal sisma aleggiano insistenti in una narrazione che, però, offre ai telespettatori anche altro, cosa che aiuta a non appesantire troppo la visione. Ci sono gli equilibri familiari, i rapporti di coppia in crisi, i rapporti tra adolescenti, il bullismo e soprattutto l’amore, che si esprime in diverse forme e che aiuta a superare il dolore.
Perchè quello non poteva non esserci, ed è incarnato nella scomparsa della piccola Costanza, la figlia di Franco (Giorgio Marchesi) e Silvia (Donatella Finocchiaro). La bambina, svanita nel nulla proprio la notte in cui il terremoto ha distrutto la città, non è stata mai ritrovata e, adesso che le autorità hanno archiviato il caso, i suoi genitori devono affrontare la perdita, accettarla, e questo tira fuori le loro diversità, mettendoli nuovamente in crisi.
Tuttavia, nonostante la tristezza che una vicenda del genere può generare, e nonostante la malinconia che le strade distrutte non possono fare a meno di trasmettere, dal racconto si leva una grande voglia di riscatto, di rimettersi in marcia e di non lasciarsi schiacciare dagli eventi. Questo è senz’altro il messaggio più importante, ma nelle linee personali dei personaggi è possibile scovarne altri, che rendono questo racconto corale molto ricco e corposo.
Gli attori sono tutti nella parte e convincenti, in particolare Giorgio Tirabassi – alle prese con un personaggio combattivo ma umile, come da sempre sono stati i suoi – e Donatella Finocchiaro, che porta sul viso i segni del dolore della sua Silvia. Bravi anche i giovanissimi interpreti, che raccontano con le loro scorribande nella zona rossa un aspetto diverso e sfrontato della ricostruzione che ne alleggerisce la sacralità.
1. giusé ha scritto:
17 aprile 2019 alle 17:51