17
aprile

L’Aquila – Grandi Speranze: quando la location da sola basterebbe

L'Aquila - Grandi Speranze

L'Aquila - Grandi Speranze

Rai 1 stavolta è andata oltre, toccando il sociale con mano. L’Aquila – Grandi Speranze, di cui è andata in onda ieri sera la prima puntata, è un prodotto che racconta una pagina triste ed importante della storia italiana e lo fa in diretta dai luoghi narrati: i calcinacci, gli edifici distrutti e le strade impolverate sono i veri protagonisti della fiction e servono a mostrare un’altra parte di verità al resto dell’Italia.

L’Aquila – Grandi Speranze: un racconto drammatico ma variegato

Il tema della ricostruzione, le influenze politiche e gli interessi economici scatenati dal sisma aleggiano insistenti in una narrazione che, però, offre ai telespettatori anche altro, cosa che aiuta a non appesantire troppo la visione. Ci sono gli equilibri familiari, i rapporti di coppia in crisi, i rapporti tra adolescenti, il bullismo e soprattutto l’amore, che si esprime in diverse forme e che aiuta a superare il dolore.

Perchè quello non poteva non esserci, ed è incarnato nella scomparsa della piccola Costanza, la figlia di Franco (Giorgio Marchesi) e Silvia (Donatella Finocchiaro). La bambina, svanita nel nulla proprio la notte in cui il terremoto ha distrutto la città, non è stata mai ritrovata e, adesso che le autorità hanno archiviato il caso, i suoi genitori devono affrontare la perdita, accettarla, e questo tira fuori le loro diversità, mettendoli nuovamente in crisi.

Tuttavia, nonostante la tristezza che una vicenda del genere può generare, e nonostante la malinconia che le strade distrutte non possono fare a meno di trasmettere, dal racconto si leva una grande voglia di riscatto, di rimettersi in marcia e di non lasciarsi schiacciare dagli eventi. Questo è senz’altro il messaggio più importante, ma nelle linee personali dei personaggi è possibile scovarne altri, che rendono questo racconto corale molto ricco e corposo.

Gli attori sono tutti nella parte e convincenti, in particolare Giorgio Tirabassi – alle prese con un personaggio combattivo ma umile, come da sempre sono stati i suoi – e Donatella Finocchiaro, che porta sul viso i segni del dolore della sua Silvia. Bravi anche i giovanissimi interpreti, che raccontano con le loro scorribande nella zona rossa un aspetto diverso e sfrontato della ricostruzione che ne alleggerisce la sacralità.

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2 Commenti dei lettori »

1. giusé ha scritto:

17 aprile 2019 alle 17:51

A me pare che l’Aquila é bastata, altro che, come scusa abbastanza spiccia per costruirci sopra una fiction che, a parte la location, c’entra poco con lo scenario in cui si inserisce.

Oltre che le vicende sono sceneggiate, secondo me, in modo un po grossolano.

E, come giá scritto in altri commenti, l’assenza totale di un accento riferibile alla zona, stona in un modo troppo evidente da non essere messo in evidenza in questa recensione, un po troppo preconfezionata.



2. Emilio Rossi ha scritto:

25 aprile 2019 alle 09:16

E’ una” FICTION ” bellissima…se uno sa osservare e leggere tra le righe, la vera interprete è la stessa Città dell’Aquila … (allo spettatore offre la stessa emozione che dà vedere il -Cristo Velato- della cappella SAN-SEVERO a Napoli).
Fa toccare con mano il triste ,melanconico abbandono che gli eventi hanno riservato a questa bella città italiana.



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