Al Festival di Sanremo 2019 la notte non porta consiglio, né spontanea leggerezza. Porta disagio. Tale, infatti, è la reazione provocata dalla visione del Dopofestival, l’appuntamento condotto da Melissa Greta Marchetto, Rocco Papaleo ed Anna Foglietta. Il trio, impacciato al debutto e poco affiatato, ha dimostrato – qualora ve ne fosse stato il bisogno – che non basta improvvisarsi presentatori per riuscire a gestire degnamente uno spazio in cui l’improvvisazione (quella sana, però) e l’irriverenza dovrebbero farla da padrone.
Reduci da una première festivaliera non priva di momenti soporiferi, già nei primissimi minuti di trasmissione abbiamo assistito con perplessità e sorpresa alla decisione di affidare le redini dello show alla semi-sconosciuta e inesperta Melissa Greta Marchetto, apparsa in scena con tanto di cartellina da conduttrice. Papaleo e Foglietta, curiosamente, sono stati invece relegati ad un ruolo di assistenti. Almeno per ora.
In questi frangenti, si ha sempre l’impressione che l’abilità di certi agenti nel posizionare (o imporre?) i loro assistiti superi di gran lunga le qualità artistiche degli stessi. Come conduttrice, difatti, Marchetto ha mostrato una sostanziale inadeguatezza al ruolo, nonché un’incapacità di guidare concretamente la diretta e di cogliere gli spunti che emergevano in studio. Mandata allo sbaraglio rispetto alle sue effettive capacità, la bionda presentatrice si è fatta travolgere da uno spettacolo che – nel cuore della notte – andava ormai avanti per conto proprio, animato dalle domande dei giornalisti in platea e da qualche buona performance live (ci riferiamo in particolare al freestyle di Shade o al duetto tra Achille Lauro ed Anna Tatangelo).
Come accennato, al debutto ha deluso le aspettative il contributo di Rocco Papaleo ed Anna Foglietta. Il primo, spaesato ed irrequieto in scena, si è cimentato in qualche esibizione musicale senza imprimere alcuna vis comica alla nottata; la seconda ha fatto discutere per l’errore grammaticale esibito con un cartello a favore di telecamera (“Qual è” scritto con l’apostrofo). Non esattamente l’esordio che ci saremmo aspettati da loro.
Privo dell’adeguata irriverenza e sinora incolore, il primo Dopofestival è stato salvato dai momenti musicali e dalle discussioni sulla prima classifica provvisoria stilata in base al voto della giuria demoscopica. Tuttavia, assenti per ora le polemiche, rimpiazzate da giudizi benevoli per tutti che hanno avuto come unico merito quello di conciliare il sonno. Deludente, infine, l’annunciato collegamento con la Sanremo by night, che di fatto non ha mostrato al pubblico nulla di quello che accade nella movida festivaliera.
A che serve un Dopofestival così?
1. Kalinda ha scritto:
6 febbraio 2019 alle 17:53