Tenete a portata di mano le lenti di ingrandimento: la programmazione Rai potrebbe diventare presto una vetrina con tanto di cartellini e prezzi. Una riedizione di Ok il prezzo è giusto? No, quello lo lasciamo a Iva Zanicchi. Trattasi, invece, della nuova proposta dell’indomita fucina di idee targate Brunetta: considerato che lo Stato è azionista della tv pubblica i cittadini devono essere informati in maniera trasparente sulle dinamiche del mercato dell’azienda.
E allora perché non inserire nei titoli di testa e di coda il bilancio dei costi della trasmissione per lasciare ai cittadini-sovvenzionatori il giudizio sulla convenienza di determinate scelte di palinsesto? E’ questo che sta pensando il Ministro, consapevole che anche stavolta i cittadini apprezzeranno questo ennesimo scacco alle parti più paludose della burocrazia dello Stato.
Il progetto è ben articolato, e le trattative con Masi sarebbero già ad un livello avanzato. E’ previsto anche un ‘riequilibrio salariale’ secondo le dichiarazioni rilasciate da Brunetta a Cominciamo bene: il Ministro, stavolta infischiandosene delle logiche di mercato, ritiene che, in barba ai risultati dell’auditel, non si possa continuare con un gap così elevato tra i conduttori all’interno dell’azienda.
Garbata ma incisiva è la prima reazione tra i diretti interessati: Carlo Conti ritiene la “minaccia” un’amabile provocazione e si permette di suggerire un’ulteriore proposta; oltre alla paga dei protagonisti perché non inserire anche gli introiti pubblicitari che si procurano alla rete con le proprie prestazioni?
Tra le righe Conti ricorda che i conduttori non sono solo sanguisughe ma fattori produttivi di primaria importanza. E’ un po’ un paradosso insomma sindacare sul lusso delle lampade dello stakanovista toscano ignorando invece gli introiti che garantisce all’azienda con i successi de L’eredità e de I Migliori Anni.
In effetti, se l’idea – sulla carta – risulta certamente interessante in nome di quella trasparenza tanto desiderata da chi è legittimamente curioso di sapere come viene investito il canone pagato annualmente alla TV di Stato, è allo stesso tempo vero che si potrebbe facilmente cadere in erronee valutazioni dettate dall’ignoranza nel valutare tutta una serie di fattori che probabilmente giustificarebbero delle “voci di spesa” apparentemente esose e, agli occhi dei più, ingiustificabili. Forse, unitamente ai titoli di coda ”chiarificatori” sarebbe necessario un approfondimento preventivo che spiegasse anche e soprattutto il perchè di determinati cachet e fornisse un know-how di base per una valutazione più critica e meno “casereccia”.
1. lauretta ha scritto:
3 dicembre 2009 alle 12:53