Un racconto del femminicidio nuovo, diverso, più completo, forse. Il film tv I nostri figli diretto da Andrea Porporati e ispirato al caso di femminicidio di Marianna Manduca, andato in onda su Rai 1, racconta il coraggio e la forza di Anna e Carmelo, interpretati da Vanessa Incontrada e Giorgio Pasotti, alle prese con la difficile scelta di adottare tre orfani dopo l’uccisione della loro madre per mano del padre, condannato per omicidio.
Una storia comune di femminicidio come se ne ascoltano tante, purtroppo, in televisione. Eppure, ciò che cambia in questo caso è una narrazione che riesce a inquadrare il fenomeno in una prospettiva più ampia, inedita. Oggi il piccolo schermo tende a parlare di violenza di genere e di femminicidio alla stregua di uno spettacolo cinematografico, raccontandone i momenti, l’arma del delitto, il movente; lo studio televisivo si erge quotidianamente a luogo teso a riprodurre dibattimenti che dovrebbero essere svolti in tribunale. La tv sviscera ogni singolo morboso particolare di ciascun caso, spremendolo all’osso per poi spedirlo nell’oblio mediatico.
I nostri figli racconta l’altra faccia del femminicidio. Racconta quello che accade dopo, a chi sopravvive; racconta la difficile vita di tre figli la cui quotidianità deve riassestarsi e cambiare, senza non poche difficoltà. In un panorama televisivo che cristallizza fotografie delle vittime, pianti e primi piani che raffigurano volti straziati, la fiction si discosta da questo tipo di strategia narrativa provando a capire cosa accade quando le luci della ribalta si spengono e come la vita ferita di un familiare, di un figlio, continua anche dopo la tragedia.
Un film che attraverso una trama lineare, delle scene semplici ma efficaci e un’interpretazione credibile e misurata degli attori, è riuscito a raccontare una storia drammaticamente vera, attuale, lasciando a casa pietismi ed eccessi patemici, tanto nella scrittura quanto nella recitazione.