Se c’è una cosa che non manca della tv a Fiorello è lo stress da ascolti. Lo showman siciliano ammette altresì di divertirsi di fronte alla continua querelle su chi vince e chi perde la sfida della domenica pomeriggio tra Domenica In e Domenica Live:
“Mara Venier e Barbara D’Urso hanno messo in dubbio l’unica certezza che avevamo, la matematica“
ironizza (?) in un’intervista al Corriere della Sera (qui abbiamo fatto un po’ di chiarezza sugli ascolti veri). In realtà, però, ascolti a parte, ci sono anche altri aspetti che continuano a tenere lontano Fiorello dal piccolo schermo. Il suo show, annunciato mesi fa proprio sulle nostre pagine, continua a slittare. Previsto inizialmente per questo autunno, c’è stata una brusca fase di rallentamento, complice il cambio dei vertici Rai:
“Quando non sai chi arriva, se hai bisogno, non sai a chi rivolgerti. Così è stato meglio spostarlo“.
Tutto, dunque, si farà (forse?) nel 2019, ma più passa il tempo e più sale in Fiorello la voglia di non tornare. A dispetto del costante impegno in radio (è tutti i giorni, dal lunedì al venerdì alle 19.00, in diretta su Radio Deejay), la tv gli costa una fatica che non sembrare disposto a sopportare (“L’ultima cosa a cui si pensa è lo spettacolo e io alla seconda riunione mi sono già stufato”, ammette), al punto da riconsiderare addirittura le sue capacità:
“In realtà mi guardo da fuori e mi dico: ma io che so fare? La verità? Mi sento artisticamente sopravvalutato. Giuro. Non penso di essere così bravo, non sono ’sto fenomeno. Ce ne sono molti migliori di me. Se penso alle imitazioni ne trovo almeno dieci più bravi. So cantare, ma l’Italia è un Paese di cantanti e ce ne sono almeno 190mila più dotati di me. Monologhista? Ci sono colleghi che mi danno una spanna”.
Forse ha ragione, o forse no, ma alla base c’è una grande verità, che Fiorello in primis (si) riconosce:
“Gli altri sono più bravi, forse io sono più forte perché creo quello che altri non fanno, l’aspettativa, l’idea dell’evento”.
Sì, lui è uno dei pochi a creare evento e attesa. Il problema è che non si può attendere all’infinito.
1. Andrea ha scritto:
18 novembre 2018 alle 15:28