‘Il compito dei bambini sarà di mettere in difficoltà l’adulto di turno con domande per nulla scontate, poste con semplicità e senza filtri’. Così si presentava Alla Lavagna, il nuovo programma di Rai3 – trasmesso da ieri sera nell’access prime time tra Blob e Un Posto Al Sole – in cui in un’aula scolastica diciotto alunni tra i 9 e i 12 anni interrogano su temi di attualità, e non solo, politici e personaggi del mondo dello spettacolo, del giornalismo e della cultura. Peccato però che all’esordio, caratterizzato dalla presenza di Matteo Salvini, sia mancata proprio la spontaneità.
Sentire dalla viva voce degli scolari parole come ‘fake news’, ‘ministero della famiglia’, ‘sovranismo’ lascia un tantino perplessi: è un linguaggio da adulti più che da bambini. Così come troppo ‘da adulti’ sembrano alcuni argomenti al centro delle domande fatte al ministro. Il sospetto che i piccoli protagonisti siano stati, se non imbeccati, comunque influenzati da maestri e autori nella scelta dei quesiti, in alcuni momenti, è quasi una certezza. Dove sono le domande spiazzanti che solo un bambino potrebbe porre?
Salvini dal canto suo, da politico navigato qual è, ha gioco facile nel rispondere con la consueta abilità retorica e con un linguaggio diretto alle domande, non certo insidiose, rivoltegli. E qui purtroppo il programma inciampa in quello che era il rischio che correva sin dall’inizio, ovvero offrire ai politici nostrani di qualsiasi schieramento un’occasione di fare propaganda (in Francia – patria del format – Macron ha guadagnato più di un consenso dopo la sua ospitata). Del resto, non si può chiedere mica ai bambini di fare contraddittorio. Esemplificativo, da questo punto di vista, il segmento finale del programma in cui il leader leghista, invitato dal capoclasse Diego, è chiamato a spiegare alla lavagna il significato di una parola. E la scelta ricade, non certo casualmente, su un termine a lui molto caro: ‘sovranismo’.
Gli spunti più interessanti sono quelli relativi alla vita personale, che peraltro sembrano corrispondere a un reale interesse dei bambini. E’ l’occasione infatti per l’ospite – almeno lo è stato per Salvini – per uscire dal solito seminato e raccontare qualche aneddoto curioso come la volta in cui, pochi giorni dopo la nascita del primogenito, è volato a Manchester per assistere, ‘da bravo milanista’, alla finale di Champions League Juventus-Milan, o l’imbarazzo che vivono i suoi figli a scuola per via del genitore ingombrante. Uno dei due una volta si è perfino presentato con un cognome diverso dal proprio.