Nulla si crea, nulla si distrugge. Al massimo si rimaneggia, ma senza troppa fantasia. Piero Chiambretti ha fatto propria la legge della conservazione televisiva: al suo debutto assoluto in prime time con CR4 – La Repubblica delle donne, il conduttore valdostano non ha azzardato sperimentazioni né ha riservato particolari sorprese. Anzi, con testarda convinzione ha riproposto su Rete4 il programma che lui stesso aveva presentato lo scorso anno in seconda serata sull’ammiraglia Mediaset. Così facendo, però, ha rischiato grosso.
«Pierino», che all’esordio non ha nascosto l’emozione per la nuova avventura nella fascia oraria più nobile, ha voluto dimostrare che l’odierna fluidità televisiva consente di trasportare in prime time i linguaggi e i format della seconda serata. Persuaso dalla discutibile convinzione, il conduttore ha però dimenticato che il pubblico richiede ritmo e distintività di contenuti, a maggior ragione in una prima serata: il risultato di tale disattenzione è stato un inizio a rilento, inutilmente verboso, che per lunghi minuti ha tenuto il telespettatore in attesa che in studio succedesse finalmente qualcosa.
Così, la tentazione di cambiare canale è arrivata pressoché subito, sin dall’ingresso di Cristiano Malgioglio agghindato e truccato da intrattenitrice giapponese. Battutona del conduttore: “Scusi, lei è una geisha o una bageisha?“. Per assistere a qualcosa di interessante si è dovuto attendere l’ingresso in scena di Amanda Lear, che si è confrontata con Alessandra Mussolini tra aneddoti, confidenze e frasi ad effetto. L’insolita coppia al femminile ha dato l’idea di quanto l’andamento del programma sia legato alla forza degli ospiti, più che all’ inventiva degli autori. In questo senso, un parterre degno di questo nome potrebbe rivelarsi decisivo per le prossime puntate.
Perplessità, invece, permangono proprio sul contenitore in sé. CR4 – La Repubblica delle donne è infatti l’ennesima riproposizione di un format che Chiambretti rilancia ormai da anni cambiandone solo il titolo. Stavolta, però, le lacune legate a questa operazione si sono fatte più evidenti: l’abile parlantina e la battuta pronta del conduttore, che in seconda serata potevano anche bastare da sole, non sono sufficienti a sorreggere un appuntamento di prime time.
Delude inoltre il cast fisso, composto da storici habitué dei programmi di Chiambretti, che il presentatore stesso ha puntualmente riconvocato anche stavolta, quasi a volersi sentire più sicuro. Questa strana ed ingiustificata logica della conservazione, tuttavia, ingessa la nuova trasmissione, la sottopone al costante rischio del déjà vu. E soprattutto lascia il retrogusto dell’occasione persa: il debutto in prime time di un numero uno come Piero Chiambretti poteva portare grandi e nuove cose. Ma non è andata così.
1. francesca ha scritto:
3 novembre 2018 alle 18:42